Da rifiuti a risorse: nuova vita ai residui agricoli in Tunisia
La Tunisia è a un bivio in cui tradizione e innovazione si incontrano, e questo è particolarmente evidente nel potenziale dei suoi scarti agricoli. Per decenni, gusci di mandorle, gusci di pistacchi e foglie di palma sono stati considerati nient’altro che rifiuti. Eppure, questi materiali hanno il potenziale per alimentare la transizione del Paese verso la sostenibilità, ripristinando la fertilità dei suoli, rinverdendo gli spazi urbani e promuovendo una bioeconomia circolare che avvantaggia tanto le comunità rurali quanto quelle urbane.
Opportunità economiche dei residui agricoli
Trasformare i residui agricoli in substrati organici di coltivazione non è soltanto un gesto a favore dell’ambiente; rappresenta anche un’importante opportunità economica. Agricoltori rurali, municipalità, cooperative e imprenditori possono valorizzare questi materiali avviando attività locali per la loro trasformazione e commercializzazione. Questo aggiunge valore a ciò che in passato veniva scartato e diversifica le fonti di reddito per le comunità agricole.
Inoltre, la creazione di lavori “verdi” legati alla produzione di substrati e al paesaggismo urbano può stimolare l’occupazione sia nelle aree rurali sia in quelle urbane. Man mano che le municipalità investono in pratiche di paesaggismo sostenibile e nell’orticoltura comunitaria, serviranno lavoratori qualificati per realizzare e mantenere questi progetti, creando così una forza lavoro allineata ai principi dell’economia circolare. Questa occupazione locale contribuisce a ridurre la pressione migratoria dalle campagne alle città, offrendo incentivi economici per restare e prosperare nelle comunità rurali.
I benefici ambientali del riuso dei residui agricoli sono notevoli e multidimensionali. Nelle aree rurali, la trasformazione di questi sottoprodotti in substrati organici arricchisce il suolo, ne migliora la fertilità e riduce la dipendenza da fertilizzanti chimici che possono degradare terre e corsi d’acqua. Questo approccio evita inoltre la pratica, dannosa per l’ambiente, di bruciare i residui, riducendo le emissioni di carbonio e proteggendo la qualità dell’aria, sostenendo al contempo un’agricoltura sostenibile e la salute degli ecosistemi.
Anche gli ambienti urbani ne traggono vantaggi. L’uso di substrati organici di provenienza locale nel paesaggio urbano e negli orti comunitari migliora le aree verdi, la qualità dell’aria, attenua l’effetto “isola di calore” e favorisce la biodiversità. Oltre ai vantaggi ambientali, queste pratiche riducono la dipendenza da materiali importati o sintetici, abbassano l’impronta di carbonio della città e rafforzano il senso di responsabilità collettiva verso il verde urbano. Insieme, le applicazioni rurali e urbane dimostrano come la valorizzazione dei residui agricoli possa rafforzare gli ecosistemi, promuovere la sostenibilità e costruire paesaggi resilienti al clima in tutta la Tunisia.
Collegare produttività rurale ed ecologia urbana: il modello Sousse
Sousse è un laboratorio vivente della transizione tunisina verso una bioeconomia circolare. In collaborazione con l’Istituto Superiore di Agronomia di Chott Mariem (ISA-CM), la municipalità ha svolto un ruolo chiave nel coniugare ricerca scientifica e lavoro sul campo. Attraverso campagne di raccolta dati, workshop e visite, il Comune ha realizzato un censimento approfondito dei mandorli, pistacchi e delle palme da dattero presenti sul suo territorio.
Questo sforzo pionieristico ha consentito ai ricercatori di stimare le quantità di sottoprodotti generati da ciascuna coltura – gusci di mandorla, gusci di pistacchio e residui di palma – e di valutarne la potenziale conversione in substrati organici. Tali risultati hanno posto le basi per una strategia locale di gestione sostenibile dei residui, pienamente allineata ai principi dell’economia circolare e della riduzione degli sprechi.
La collaborazione non si è fermata qui. Sulla base di questo lavoro preliminare, il Comune e l’Istituto hanno realizzato workshop pilota che hanno trasformato i residui di palma in substrati per la coltivazione di ortaggi. I risultati sono stati netti: colture più sane, riduzione dei costi di produzione e collaborazione crescente con ristoranti locali interessati ad approvvigionarsi di verdure prodotte in modo sostenibile.
Questo modello partecipativo e guidato dalla scienza mostra come le municipalità possano trainare l’innovazione verde. Colmando il divario tra ricerca accademica, governance locale e coinvolgimento della comunità, Sousse dimostra come i principi della bioeconomia circolare possano tradursi in progressi reali e tangibili, unendo la produttività rurale alla sostenibilità urbana.
Queste pratiche circolari incarnano lo spirito degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, in particolare l’SDG 11 (Città e comunità sostenibili), l’SDG 12 (Consumo e produzione responsabili) e l’SDG 15 (Vita sulla terra). Promuovono l’uso di risorse locali, creano occupazione verde e rafforzano il legame tra persone e ambiente.
Per scalare questo successo, sono necessarie solide partnership tra università, municipalità e comunità rurali. Gli istituti di ricerca possono perfezionare la formulazione dei substrati e monitorarne l’impatto ecologico; i governi locali possono predisporre politiche e infrastrutture abilitanti; i cittadini possono partecipare a iniziative di giardinaggio ecocompatibile e a laboratori di sensibilizzazione.
Partner internazionali come l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) e altre organizzazioni per lo sviluppo possono svolgere un ruolo determinante fornendo assistenza tecnica, finanziamenti e piattaforme per lo scambio di conoscenze. Ciò aiuterà la Tunisia a integrare queste pratiche nei quadri di sostenibilità nazionali e regionali.
Conclusione: un appello all’azione per un futuro circolare
Trasformare i rifiuti agricoli in ricchezza non è solo uno slogan, ma un percorso strategico per lo sviluppo sostenibile della Tunisia e, più in generale, della regione mediterranea. Riconoscendo il valore di gusci di mandorle, gusci di pistacchi, foglie di palma e altri residui, la Tunisia può rivitalizzare i suoli, rendere le città più verdi e generare opportunità economiche locali, dimostrando come produttività rurale ed ecologia urbana possano coesistere in armonia.
È giunto il momento che i diversi attori del Paese – agricoltori, urbanisti, ricercatori, municipalità e cittadini – si uniscano attorno a questa visione. Insieme possono trasformare Sousse – e non solo – in un faro di innovazione nella bioeconomia circolare, dimostrando che, grazie a creatività e collaborazione, i rifiuti possono diventare la pietra angolare della ricchezza.
Grazie alla collaborazione proattiva con l’High Institute of Agronomy of Chott-Mariem, University of Sousse (ISA-CM), la Municipalità di Sousse ha dimostrato che l’innovazione circolare può fiorire a livello locale attraverso la ricerca, il lavoro sul campo e la partecipazione dei cittadini. Questo impegno collettivo offre un modello replicabile per altre città tunisine e oltre, provando che i rifiuti, se affrontati con creatività e in modo collaborativo, possono diventare fondamenta di resilienza e prosperità.
L’invito rivolto a decisori politici, accademici, imprenditori, cittadini e partner internazionali è di abbracciare e investire nel futuro promettente dei residui agricoli tunisini: un futuro in cui sostenibilità e prosperità vanno di pari passo.
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Foto Credits: Autore e International Labour Organization ILO, Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic attraverso Flickr


