Gestione “smart” dei rifiuti per città più pulite: come le comunità costiere tunisine stanno battendo la crisi dei rifiuti.
I casi di Sousse e Kerkennah
Le città tunisine possono diventare pioniere di soluzioni sostenibili e intelligenti. Nonostante le difficoltà, gran parte delle loro coste – sottoposte a forti pressioni dovute al turismo, all’inquinamento da plastica e a risorse limitate – sta emergendo come laboratorio inatteso di innovazione urbana. In alcuni quartieri delle città costiere di Sousse e Kerkennah, l’odore dei rifiuti in decomposizione colpisce i visitatori ancor prima della brezza marina.
Sulle coste da cartolina di Kerkennah, un’ondata globale di rifiuti plastici – bottiglie dall’Europa, imballaggi dall’Asia, attrezzature da pesca dall’Africa – trasforma tratti di litorale in vere e proprie discariche. A soli 150 km a nord, a Sousse, cassonetti stracolmi vicino all’antica Medina a volte assalgono i sensi dei turisti attratti dalla sua ricca storia. Non si tratta solo di una questione estetica, ma di un’emergenza economica: in queste comunità, dove il turismo fornisce spesso un lavoro su tre, le strade sporche minacciano direttamente il sostentamento.
Ma un alleato inatteso si sta affermando: l’innovazione digitale. Le tecnologie intelligenti (o “smart”) possono trasformare i comportamenti dei cittadini in dati utili, consentendo di attuare soluzioni mirate e sostenibili per ridurre rifiuti e inquinamento da plastica su larga scala. Integrando in modo pragmatico tecnologia digitale e contesto locale, queste comunità stanno scrivendo un manuale potente per il mondo in via di sviluppo, dimostrando che la tecnologia più avanzata produce il massimo impatto solo se adattata alle realtà locali e inserita nel tessuto sociale ed economico della comunità.
Sousse e Kerkennah: due strade diverse verso l’innovazione
Pur condividendo la sfida urgente della gestione dei rifiuti costieri, Sousse e Kerkennah mostrano un contrasto significativo nella loro adozione di tecnologie smart, modellato da risorse e contesto. Ispirato ai modelli di “smart city” europei e asiatici, il comune di Sousse ha realizzato un sistema digitale integrato con cassonetti “parlanti” dotati di GIS [N.d.T. – Geographic Information System è una tecnologia che utilizza dati geografici, come coordinate e mappe, per localizzare con precisione gli oggetti] che inviano avvisi in tempo reale alle squadre di raccolta, riducendo drasticamente i rifiuti fuoriusciti e migliorando l’igiene urbana. Il sistema è ottimizzato da analisi GIS che, grazie a camion con GPS [N.d.T. – Global Positioning System è la tecnologia specifica che permette al cassonetto di determinare la sua posizione esatta – latitudine e longitudine – un oggetto] e sensori sui contenitori, progettano percorsi di raccolta efficienti, tagliando consumi di carburante e costi operativi e generando un ciclo virtuoso di reinvestimento nei servizi urbani.
Al contrario, l’isola di Kerkennah, priva di budget per infrastrutture avanzate, ha sviluppato un’ingegnosa strategia a basso contenuto tecnologico. Senza GPS né reti GIS, la soluzione sta in una combinazione di mobilitazione comunitaria e principi di economia circolare, come il riutilizzo delle reti da pesca dismesse trasformate in prodotti vendibili. Questa divergenza evidenzia la lezione centrale: che siano ad alta tecnologia o ad alto coinvolgimento umano, le soluzioni più sostenibili non si importano semplicemente, ma devono essere profondamente calibrate sulle realtà economiche e sociali locali.
Mentre i cambiamenti climatici intensificano l’inquinamento del Mediterraneo, la rivoluzione digitale nella gestione dei rifiuti delle città tunisine offre speranza, dimostrando che l’innovazione può fiorire anche in contesti con risorse limitate. La vera domanda non è se questo modello possa funzionare altrove, ma quanto rapidamente possa diffondersi. «Non stiamo solo pulendo le strade, stiamo ricostruendo l’orgoglio delle nostre comunità», afferma un operatore ecologico di Sousse. Nella lotta globale contro i rifiuti urbani, le coste tunisine sono diventate laboratori inattesi del futuro.
Gli eroi invisibili: la tecnologia dietro le quinte
Gli approcci a contrasto di Sousse e Kerkennah mostrano come l’innovazione digitale debba essere adattata al contesto per essere efficace. Sousse, grande polo turistico, utilizza un sistema municipale completo con localizzazione GPS nei cassonetti “parlanti” e ottimizzazione dei percorsi tramite GIS. Questo approccio tecnologico ha ridotto i costi del carburante, diminuito i cassonetti traboccanti e creato un processo di riciclo basato sulla logica del gioco, con elementi ludici che permettono di coinvolgere maggiormente i cittadini. Kerkennah, invece, con isolamento geografico e budget limitato, ha ideato ibridi ingegnosi a basso costo, rinunciando a costose reti cittadine in favore di soluzioni resilienti e pratiche, anche contro il rischio di furti. Insieme dimostrano che il successo non dipende dal livello tecnologico in sé, ma dalla sua intelligente adattabilità a bisogni, risorse e contesto comunitario, offrendo un modello scalabile per le città di tutto il mondo.
Isole vs. città: due laboratori di innovazione
Senza spazi per discariche e con costose spedizioni di rifiuti verso la terraferma, Kerkennah ha trovato soluzioni creative. Mentre Sousse ha intrapreso una strategia ad alto contenuto tecnologico finanziata da una tassa sugli hotel per sostenere l’infrastruttura smart e incentivare la partecipazione dei volontari, l’isola ha trasformato le limitazioni geografiche in opportunità circolari: reti da pesca abbandonate diventano accessori di alta gamma grazie a designer locali, trasformando un pericolo ambientale in fonte di lavoro e creatività. La comunità abbina presse per compattare i rifiuti a strumenti tradizionali per ridurre volume e costi di trasporto.
Politiche vincenti (e le preoccupazioni dei sindaci)
Le città costiere tunisine mostrano un contrasto efficace: Sousse ha ridotto costi operativi con un sistema municipale GPS, mentre Kerkennah ha creato soluzioni contestuali che trasformano i limiti in opportunità: formazione di giovani in green jobs, programma “FreePlastic” che incentiva il riciclo offrendo sconti nei mercati del pesce. Pur con l’ostacolo di un basso uso degli smartphone tra gli anziani, l’isola ha puntato sull’impegno della comunità, provando che il successo di iniziative sostenibili non dipende solo dalla tecnologia ma dalla capacità di creare lavoro locale, rispettare le pratiche culturali e adattarsi alla realtà della comunità.
Uno sguardo d’insieme: perché il mondo dovrebbe osservare
La Tunisia offre un modello convincente: una gestione intelligente dei rifiuti ad alto impatto non richiede sistemi costosi. Decisioni governative recenti – come la valorizzazione del biogas a Sousse e nuovi impianti di trattamento rifiuti nella regione di Sfax – mostrano come un uso strategico e conveniente della tecnologia, insieme al coinvolgimento della comunità (ad esempio leader religiosi nelle campagne di riciclo), produca risultati concreti. Un approccio che unisce intelligenza culturale e tecnologia adeguata crea un impatto più duraturo dei soli sistemi costosi: una lezione utile tanto per le città europee con budget limitati quanto per i Paesi in via di sviluppo e le comunità che cercano soluzioni inclusive e adattabili.
Una visione per il futuro: da rifiuto a risorsa
Secondo la società civile, solo lo scorso mese i bambini di Kerkennah hanno raccolto tonnellate di plastica non solo per ripulire, ma per “comprare” un nuovo campo da calcio grazie a un programma di riciclo premiato. A Sousse, intanto, il video di un turista francese che riprendeva un cassonetto smart mentre avvisava automaticamente il camion dei rifiuti è diventato virale con l’hashtag #WasteGoals, mostrando al mondo lo spirito innovativo tunisino.
Queste storie racchiudono il cuore della vera sostenibilità: non si tratta di tecnologia perfetta o budget illimitati, ma di dare alle persone il potere di essere parte della soluzione. Come ha detto un operatore ecologico di Sousse: «Non stiamo solo spostando rifiuti. Stiamo cambiando mentalità». Quando le comunità vedono benefici tangibili – un campo da calcio o il riconoscimento internazionale – l’azione ambientale smette di essere un compito gravoso e diventa motivo di orgoglio.
Perché conta davvero
Il potenziale del “rifiuto digitale” come risorsa resta in gran parte inutilizzato, come dimostra la realtà dei raccoglitori informali, i barbechas utilizzando il termine localde, che recuperano a mano fino a 6.000 tonnellate l’anno, mentre lo Stato spende ingenti somme per le discariche invece di valorizzare i rifiuti come asset finanziario, come avviene in Europa.
La lezione è chiara: la vera sostenibilità mette le persone al centro, non solo le infrastrutture. Integrando tecnologie come app di riciclo “gamificate” e dispositivi smart, Sousse e Kerkennah catalizzano cambiamenti di comportamento, trasformando le azioni dei cittadini in abitudini virtuose. Questi modelli guidati dalla comunità e potenziati dalla tecnologia non solo umanizzano la sostenibilità, ma offrono progetti replicabili per le città di tutto il mondo, dimostrando come l’allineamento tra cultura locale e innovazione possa trasformare i rifiuti da problema a opportunità di progresso ambientale inclusivo e duraturo.