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In libreria – L’élite verde della Costa Rica: politica climatica e ricerca dell’obiettivo zero emissioni nette

Un volume di Julia Flagg*

Redazione

Il saggio “Aiming for Net Zero – Costa Rica’s Green Elite and the Struggle to Mitigate Climate Change” si concentra sul percorso della Costa Rica verso la neutralità carbonica e il ruolo delle élite verdi in questo processo.

L’obiettivo di neutralità carbonica, noto anche come zero emissioni nette (in inglese, net zero), rappresenta un impegno strategico per bilanciare le emissioni di gas a effetto serra  -che si riferiscono principalmente a diossido di carbonio, metano, protossido di azoto e altri gas- prodotte dalle attività umane con una quantità equivalente di gas a effetto serra rimossa dall’atmosfera. Questo concetto è fondamentale nella lotta contro i rischi dei cambiamenti climatici e mira a stabilizzare o ridurre significativamente l’aumento delle temperature globali. Raggiungere la neutralità carbonica è, quindi, cruciale per limitare il riscaldamento globale a livelli compatibili con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, che mira a mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, preferibilmente a 1,5°C. Superare questi limiti comporterebbe impatti climatici severi, tra cui eventi meteorologici estremi, innalzamento del livello del mare, perdita di biodiversità e impatti socio-economici significativi.

In generale, la riduzione delle emissioni implica l’adozione di tecnologie e pratiche che diminuiscono la quantità di gas a effetto serra emessi, in pratica includono l’efficienza energetica, l’energia rinnovabile, la mobilità sostenibile e la decarbonizzazione dei processi industriali. Per quanto riguarda, invece, la rimozione delle emissioni, essa coinvolge processi naturali o tecnologici che assorbono gas a effetto serra dall’atmosfera; le soluzioni naturali comprendono la riforestazione e la gestione sostenibile del suolo, mentre le tecnologie includono la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Per raggiungere lo zero emissioni nette, è essenziale bilanciare le emissioni totali con le rimozioni totali di gas a effetto serra.

Le sfide da affrontare e le strategie da adottare afferiscono a più di un ambito contemporaneamente:

  • Tecnologico: sviluppare e realizzare tecnologie avanzate di riduzione e rimozione del carbonio.
  • Economico: creare incentivi economici e politiche che favoriscano la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
  • Sociale: promuovere la consapevolezza e l’adozione di stili di vita sostenibili, oltre a garantire una giusta transizione per le comunità e i lavoratori colpiti dai cambiamenti.
  • Politico: coordinamento internazionale e impegno nazionale a rispettare gli impegni presi attraverso accordi globali e legislazioni nazionali.

È pertanto auspicato un approccio integrato che combini riduzioni significative delle emissioni, innovazioni tecnologiche, strategie di compensazione efficaci e una forte volontà politica e sociale. Il caso concreto della Costa Rica, così come presentato dall’autrice, è significativo da diversi punti di vista:

  1. La Costa Rica come “laboratorio ecologico”: il libro presenta la Costa Rica come un caso di studio unico per la politica climatica, cioè un Paese che, nonostante le dimensioni ridotte e lo status di Paese in via di sviluppo, ha adottato obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni, inclusa la neutralità carbonica. Inoltre il Paese, pur piccolo, ospita il 5% della biodiversità globale e, negli ultimi 50 anni, ha protetto circa un quarto della sua superficie terrestre con parchi nazionali e riserve biologiche, creando un impegno concreto verso la conservazione. L’autrice esplora i fattori che hanno portato a questo successo, sottolineando l’importanza di un’élite verde impegnata e di una governance solida.
  2. Il ruolo delle élite verdi: un tema centrale è l’analisi del ruolo delle élite nel guidare l’azione climatica in Costa Rica. Queste élite, spesso con connessioni transnazionali, hanno avuto un ruolo cruciale nell’adozione di politiche ambientali ambiziose e nell’istituzione di strutture e programmi per la mitigazione dei cambiamenti climatici. L’autrice esamina le diverse motivazioni e le dinamiche interne a queste élite, che non sono sempre uniformi.
  3. Sviluppo economico e politiche ambientali: il testo esplora la complessa relazione tra sviluppo economico e politiche ambientali in Costa Rica. Da una parte, il Paese ha una lunga storia di sfruttamento delle risorse naturali; dall’altra, ha sviluppato un’economia basata sul turismo ecologico, che ha richiesto una conservazione più forte. L’autrice esamina come la Costa Rica ha cercato di bilanciare questi aspetti.
  4. L’istituzionalizzazione della politica ambientale: l’autrice ripercorre l’evoluzione delle istituzioni ambientali in Costa Rica, in particolare il ruolo del Ministero dell’Ambiente, dell’Energia e delle Telecomunicazioni (MINAET) e del suo predecessore (MINEREM). Si analizza come queste istituzioni abbiano creato un quadro normativo e politico per raggiungere la neutralità carbonica. La Costa Rica ha, così, dimostrato un forte impegno nella lotta ai cambiamenti climatici, attraverso programmi come “pagamenti per i servizi ambientali” e un impegno a raggiungere la neutralità carbonica e lo zero emissioni nette.
  5. Il significato della neutralità carbonica: Flagg esamina come la promessa della neutralità carbonica abbia agito come catalizzatore per l’azione climatica, coinvolgendo aziende e comunità locali. Il concetto è evoluto da una promessa politica a un obiettivo che ha spinto vari settori ad agire per ridurre le loro emissioni.
  6. Il contesto storico: l’analisi comprende anche il contesto storico, dalle origini della coltivazione del caffè che portò a una divisione delle terre, a un’analisi del ruolo della United Fruit Company. L’autrice esamina come questi elementi abbiano plasmato le dinamiche sociali e politiche attuali, influenzando, di conseguenza, la governance ambientale.
  7. Le sfide: il saggio evidenzia le sfide persistenti, tra cui il mantenimento dell’impegno a lungo termine, la riduzione delle emissioni in settori difficili come i trasporti e l’agricoltura, e la gestione delle disuguaglianze sociali ed economiche.
  8. Valutazione positiva da parte del Climate Action Tracker: Il Climate Action Tracker ha valutato la Costa Rica come “quasi sufficiente” nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi di 1,5°C, il che colloca il Paese nel gruppo con la valutazione più alta.

Sono inoltre indicati diversi fatti e idee chiave, che possono essere schematizzati come segue:

  • Il ruolo dell’acqua: come evidenziato da un’intervista con Manuel, un biologo e attivista della società civile, “Non serve essere un Paese sviluppato, perché non lo siamo… “, ma devi avere i diritti umani e l’acqua per raggiungere questo obiettivo. “Non succederà ad Haiti”. Questo sottolinea l’importanza delle risorse di base per il successo delle politiche ambientali.
  • Percentuali di acqua potabile gestita in modo sicuro: si evidenzia come la Costa Rica mostri performance migliori rispetto a nazioni come Ecuador, Guatemala e Nicaragua. Nel 2020, infatti, l’80,52% della popolazione aveva accesso all’acqua potabile gestita in modo sicuro, contro il 66,83% dell’Ecuador, il 55,83% del Guatemala, e il 55,52% del Nicaragua.
  • La privatizzazione della terra: il testo ripercorre la privatizzazione della terra per la coltivazione del caffè, che portò alla formazione di una classe di piccoli proprietari terrieri.
  • La banana e la corruzione: si cita come nel caso dell’Honduras, la United Fruit Company “fu in grado di corrompere e controllare lo stato” (Peeler 1992, 88, citato a pagina 33).
  • Investimenti in risorse fondamentali: si evidenzia l’importanza degli investimenti in risorse come energia, acqua e telecomunicazioni, oltre che in istruzione, sanità e ridistribuzione del reddito (Wilson 1998, 85-86, citato a pagina 34).
  • Obiettivi di neutralità carbonica: mentre alcuni Paesi hanno formalizzato l’obiettivo di neutralità carbonica in leggi o politiche, altri hanno optato per impegni verbali, come nel caso dell’Argentina. La Costa Rica è tra le nazioni che hanno fissato obiettivi “net-zero” in legge o politiche.
  • L’influenza dei vicini: si evidenzia come l’adozione di politiche ambientali in Costa Rica (influenzata dalle politiche dell’UE) abbia influenzato politiche orientate a obiettivi “net-zero” dei Paesi vicino (Argentina, Cile, Colombia, Costa Rica, Panama e Uruguay, che hanno fissato obiettivi “net-zero” poco dopo la Costa Rica, nel 2020 e – nel solo caso della Colombia – nel 2021).
  • Il ruolo di Óscar Arias Sánchez: si sottolinea come Óscar Arias Sánchez, presidente durante il cui mandato si ebbe la creazione del Ministero delle Risorse Naturali, dell’Energia e delle Miniere (MINEREM)e la nomina di Álvaro Umaña  a capo del ministero stesso, abbia dato il suo sostegno a diverse iniziative ambientali, e come la decisione di unire ambiente ed energia abbia portato a una pianificazione integrata dei bacini idrografici. Inoltre, Arias fu insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1987 per i suoi sforzi nel piano di pace in America Centrale, il che contribuì ad aumentare il profilo internazionale della Costa Rica.
  • La visione di Arias e Dobles: alcuni intervistati hanno espresso l’opinione che Arias e Dobles fossero dell’idea che la natura dovesse fare un accordo di pace con il mondo del business e dell’industria, e non viceversa.
  • L’iniziativa “Pace con la Natura” (Paz con la Naturaleza): si descrive come questa iniziativa, spinta dal governo, cercasse di avvicinare ambiente e imprese. “Questa determinazione rifletteva una chiara visione del legislatore, stabilendo una fonte di finanziamento che garantisse la sostenibilità del Programma” (pag. 90).
  • Le incertezze sulla neutralità carbonica: secondo alcuni intervistati, l’idea della neutralità carbonica non è stata inizialmente del Presidente Arias, ma è emersa da vari settori.
  • Il settore privato: si sottolinea come molte aziende, una cinquantina secondo il testo, abbiano verificato le proprie emissioni di carbonio attraverso il processo di certificazione dell’Istituto delle norme tecniche (INTECO) della Costa Rica.
  • La difficoltà del coinvolgimento di alcuni settori: secondo uno degli intervistati, “Il piano non è stato condiviso con il settore privato. Il settore agricolo non è stato affrontato, l’industria non è stata affrontata”. Il piano “si occupa delle emissioni delle famiglie. Questa è una cosa difficile da controllare” (pag. 166).
  • Il passaggio dalla neutralità carbonica alla decarbonizzazione: si evidenzia come il passaggio dalla neutralità carbonica alla decarbonizzazione abbia reso il piano “annacquato”, secondo un intervistato, già ministro dell’ambiente (pag. 166).
  • Ipotesi sul successo: l’autrice presenta diverse ipotesi sul perché alcuni Stati si impegnino maggiormente in obiettivi di riduzione delle emissioni, come le dimensioni della popolazione e la qualità della governance, e sul ruolo dell’élite verde. Ad esempio, gli Stati con una popolazione ridotta raggiungono decisioni più rapidamente, e Stati con membri dell’élite che hanno una maggiore esposizione transnazionale tendono a impegnarsi di più verso politiche per la riduzione delle emissioni.

Basandosi su prove d’archivio e interviste condotte tra il 2013 e il 2021 con persone che hanno contribuito alla politica climatica in Costa Rica, l’autrice combina interviste, documenti e analisi quantitative per raccontare la storia dello sviluppo della politica di mitigazione del clima in Costa Rica. La struttura di classe storicamente egualitaria della Costa Rica e l’élite urbana interconnessa e attenta all’ambiente hanno dato priorità agli investimenti nel welfare pubblico come mezzo per migliorare il livello nazionale di sviluppo, portando all’avanzamento delle politiche di mitigazione del clima durante quattro momenti storici: la fine degli anni ‘80, la metà degli anni ‘90, la metà degli anni 2000 e la fine degli anni 2010. Si tratta di un caso di studio che, secondo l’autrice, offre molte lezioni per altri Paesi che mirano a ridurre le emissioni che riscaldano il pianeta. Non mancano, ovviamente, le sfide complesse e impegnative da affrontare, a partire dal fatto che l’enfasi sulla decarbonizzazione possa essere vista come un indebolimento rispetto al concetto iniziale di neutralità carbonica o il rischio che l’élite verde, seppur cruciale per l’attuazione delle politiche ambientali, possa essere talvolta in conflitto con le conoscenze e le pratiche indigene. Ma, in generale, la complessa interazione tra politica, economia e ambiente nella Costa Rica è forse l’ingrediente chiave: una leadership impegnata, istituzioni efficaci e una partecipazione ampia possono essere fondamentali per raggiungere obiettivi climatici ambiziosi. Ma occorre sempre ricordare che non ci sono ricette universalistiche, perché il contesto storico-istituzionale è sempre importante e fa la differenza; non è un caso che la Costa Rica sia il Paese che ha la democrazia più lunga e stabile dell’America Latina e non  abbia un esercito da molto tempo, fattori che contribuiscono alla stabilità politica e alla spesa pubblica in settori come l’ambiente e l’istruzione.

Insieme alla recensione, Mondopoli presenta una serie di Podcast, realizzati utilizzando NotebookLM, l’A.I. di Google, che approfondiscono alcune sezioni specifiche dei volumi recensiti.

Link al Podcast: https://www.mondopoli.it/2025/01/29/costa-rica-e-ambiente-a-partire-dal-volume-aiming-for-net-zero/