Cina Navigando in rete

In libreria – The Labor of Reinvention. Entrepreneurship in the New Chinese Digital Economy

Un volume di Lin Zhang*

Redazione

La Cina è ormai da tempo al centro delle dinamiche economiche mondiali, e anche gli sviluppi tecnologici dell’economia digitale sono oggetto di grande attenzione a livello globale. L’economia digitale rappresenta oggi un terzo dell’aggregato economico totale della Cina, che intende cogliere le opportunità create dalla Quarta Rivoluzione Industriale e per ottenere vantaggi competitivi a livello internazionale.

La Cina è stata spesso dipinta come un luogo di sfruttamento del lavoro manifatturiero, l’antitesi del mondo del lavoro libero occidentale. La letteratura emergente sul lavoro digitale in Cina offre nuove prospettive ed esperienze.

Diversi articoli pubblicati nel 2023 trattano argomenti correlati all’imprenditorialità e all’economia digitale in Cina ed alcuni in particolare, provenienti da autrici e autori cinesi, sottolineano le grandi opportunità che ne possono derivare, come ad esempio:

  • How Can Digital Economy Development Empower High-Quality Economic Development?”, di Wen Chen, Xiaoyu Du, Wei Lan, Weifeng Wu e M. Zhao (Technological and Economic Development of Economy, Vol. 29(4), pp. 1168–1194.), esamina come l’economia digitale influisca sulla Total Factor Productivity o TFP (una misura dell’efficienza con cui i fattori di produzione – lavoro, capitale, energia, materiali e servizi – vengono combinati per produrre unità di output e riflette il livello di tecnologia, conoscenza e innovazione che influenzano il processo produttivo) e sul suo meccanismo. Utilizzando dati da panel cinesi a livello locale, gli autori mostrano che l’impatto dell’economia digitale sulla TFP regionale assume forma a U e può migliorare la TFP, stimolando l’innovazione e promuovendo l’imprenditorialità.
  • The Impact of the Digital Economy on Urban Entrepreneurial Vitality”, di Haiming Su (BCP Business & Management, Vol. 45, pp. 416–425.), esamina l’impatto dell’economia digitale sulla vitalità imprenditoriale urbana in Cina. I risultati dimostrano che lo sviluppo dell’economia digitale ha un effetto positivo, attraverso l’espansione dello spazio di mercato e la riduzione di vincoli finanziari.
  • Study on Digital Economy for Rural Relative Poverty Governance in Anhui Province”, di Jingyi Liu e Ling Jiang (Frontiers in Business, Economics and Management, Vol. 9(1), pp. 338–342.), analizza come l’economia digitale possa essere utilizzata per migliorare la governance della povertà rurale nella provincia di Anhui, proponendo misure come lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche digitali e la promozione di politiche di sostegno all’imprenditorialità.
  • How can the Digital Economy Boost the Performance of Entrepreneurs? A Large Sample of Evidence from China’s Business Incubators”, di Penghan Chen, Zhenjun Yan e Pengfei Wang (Sustainability, Vol. 15(7), 5789, pp. 1-24.), esamina la relazione tra lo sviluppo dell’economia digitale e le prestazioni delle imprese incubate in Cina. I risultati mostrano che l’economia digitale aiuta a migliorare la capacità di generare ricavi delle startup, attraverso il supporto di servizi di incubazione.

Vanno segnalati anche alcuni tentativi di affrontare il tema non da una dimensione particolaristica, ma cogliendone la complessità, senza toni trionfalistici ma nemmeno guardando solo agli elementi negativi. Un volume appena pubblicato per i tipi della Columbia University Press cerca di ampliare lo sguardo in questo senso. In questo volume, “Entrepreneurship in the New Chinese Digital Economy”, l’autrice Lin Zhang prende le mosse dalla constatazione di un paradosso: gli anni successivi alla crisi finanziaria globale del 2008 testimoniano la proliferazione senza precedenti dell’imprenditoria legata alle tecnologie dell’ informazione e della comunicazione (Information Technology, IT) in tutto il mondo, ma anche la crescente consapevolezza dei limiti dell’imprenditorialità stessa e le crescenti richieste di politiche sociali più incisive e di cambiamenti strutturali del sistema economico. È a partire da questa contraddizione che Lin Zhang esamina il lavoro quotidiano di reinvenzione imprenditoriale che ha luogo in Cina; in questo processo, gli individui si assumono i rischi e i benefici di identificarsi come imprenditori di se stessi.

L’imprenditorializzazione globale del lavoro viene teorizzata come un processo dinamico di “reinvenzione”, e vengono sottolineate le sue configurazioni eterogenee, le continuità e le rotture rispetto ai precedenti sistemi, il suo radicamento locale e la sua natura conflittuale e contraddittoria. L’autrice attinge all’abbondante letteratura prodotta sulla Cina e su altre economie emergenti non occidentali per mettere in evidenza relazioni Stato/mercato diverse e meno antitetiche di quelle che talvolta sono descritte in occidente, ma anche per sottolineare la resilienza della famiglia, sia come unità economica che come fonte di identità culturale.

L’attenzione allo sforzo della reinvenzione imprenditoriale mette a fuoco le contraddizioni e gli attriti generati dalla combinazione di vecchio e nuovo, globale e locale, ma anche l’ingegno, il coraggio e la perseveranza di chi vive con e attraverso queste contraddizioni.

Esaminando l’imprenditorialità digitale come lavoro e situandola in una dimensione storica, nel quadro dell’irregolarità e nelle specificità culturali del capitalismo globale, l’autrice sfida la celebrazione acritica dell’imprenditorialità.

Il libro si concentra sulla ristrutturazione economica e sociale della Cina dopo la crisi economica globale del 2008, quando il paese ha fortemente promosso l’imprenditorialità di massa e l’innovazione, soprattutto nel settore tecnologico. Invece di interpretare questa nuova imprenditorialità come una rottura radicale con il passato, Lin Zhang intende dimostrare che il lavoro di reinvenzione imprenditoriale in Cina implica la riarticolazione dei cambiamenti tecnologici ed economici globali all’interno dei regimi di produzione e dei sistemi di significato esistenti. Si mescolano elementi della tendenza globale verso l’individualizzazione del lavoro con pratiche culturalmente specifiche di creazione di sé e di costruzione della nazione.

Il lavoro di reinvenzione imprenditoriale in Cina è un mezzo, per trasformare sia gli individui che la nazione e per reinventare il capitalismo globale. Le specifiche articolazioni temporali e spaziali aprono nuove opportunità per l’innovazione, dando al contempo origine a nuove precarietà, contraddizioni e disuguaglianze.

Il volume raccoglie centinaia di storie individuali raccolte tra il 2010 e il 2020, in diversi luoghi della Cina, sia nei centri urbani in crescita che nelle campagne, come ad esempio in un villaggio che è un centro di commercio elettronico nel nord della Cina, e anche incontrando imprenditrici cinesi della classe media che utilizzano i social media per rivendere prodotti occidentali acquistati all’estero ai consumatori cinesi. Storie che raccontano della capacità di innovare fondendo idee e concetti provenienti dal mondo esterno con le abilità e le tradizioni locali, una capacità che – secondo Lin Zhao – è ciò che definisce la storia moderna della Cina, sia che si tratti del suo approccio specifico al socialismo o della realizzazione del ‘capitalismo con caratteristiche cinesi’ dopo il periodo di Mao. Il bricolage creativo di vecchio e nuovo, di straniero e locale, afferma l’autrice, è al centro del cosiddetto miracolo economico della Cina post-Mao, è la risultante del percorso dei modelli di sviluppo tradizionali della Cina socialista e dei modelli di sviluppo post-Mao e dà origine a molte delle contraddizioni attuali.

L’autrice ha definito come oggetto della sua analisi tre gruppi di imprenditori (urbani, rurali, transnazionali) posizionati in modo intersettoriale rispetto a classe, genere, luogo ed età. La struttura tripartita del libro e l’attenzione alle disuguaglianze e alle differenze all’interno di ogni scenario imprenditoriale riflettono l’approccio intersezionale adottato. Le tre prospettive contribuiscono all’emergere di una realtà lavorativa che riflette le esperienze della classe media e della classe operaia urbana, dei contadini, e degli operai e delle giovani donne della classe media in mobilità transnazionale. Nel loro insieme, tali prospettive mostrano come il lavoro di reinvenzione imprenditoriale sia stato portato avanti in tandem con rinnovamento dell’identità cinese e come questo lavoro si colleghi al progetto nazionale cinese di ristrutturazione economica e sociale della Cina dopo il 2008.

Sulla base di questo approccio ad ampio raggio il volume cerca di raccontare la crescita vertiginosa dell’imprenditoria cinese mentre lo Stato, il mercato e i singoli individui cercano alternative a un modello di sviluppo nazionale insostenibile, sullo sfondo delle crisi finanziarie globali, della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e della pandemia da COVID-19.

Un esempio concreto ad esempio, è il caso di Min, che si è trasformato da contadino povero a proprietario milionario di un’azienda di moda in due decenni, cavalcando le correnti mutevoli del capitalismo globale e sfruttando il suo posizionamento geografico, le reti di parentela e le politiche sociali e di sviluppo dello Stato cinese. Interiorizzando la logica individualizzante dell’economia neoliberista, Min ha accettato di correre i molteplici rischi strutturali derivanti dalla rapida conversione al mercato della Cina, dalle crisi capitalistiche e dalla finanziarizzazione, considerando tutto ciò come “opportunità” di reinvenzione personale.

Il caso di Min è quello di chi non ha messo in discussione o criticato le peripezie affrontate (come quelle della sua bancarotta e dell’incarcerazione) né le difficoltà insite nel ricominciare e nell’adattarsi, per una persona non più giovane, ai rapidi cambiamenti tecnologici. Al contrario, per le persone come Min, queste prove non sono sintomi di una crisi strutturale, ma una normale esperienza di vita nel mondo del capitalismo finanziario globale.

Come illustrato nel capitolo conclusivo, relativo alle implicazioni specifiche del paradigma della Cina, l’esperienza cinese non è un progetto finito da emulare universalmente ma piuttosto un work in progress, un esperimento su come i principi globali si articolano e si adattano alle circostanze storiche e alla realtà locale nel processo di costruzione della nazione. Ciò significa concentrarsi non solo sui successi e le potenzialità, ma anche sui limiti e gli errori, non solo su coloro che ne hanno beneficiato ma anche su coloro che hanno perso. Significa vedere e rappresentare la Cina per quello che è, in tutta la sua complessità e le sue contraddizioni.

L’imprenditorialità nella nuova economia digitale cinese è un fenomeno complesso, centrato sulle persone che utilizzano le tecnologie digitali, come le piattaforme di e-commerce, i social media e le applicazioni mobili, per avviare o trasformare le proprie attività e i propri mezzi di sostentamento, ma è anche molto più di questo. Per molti, reinventarsi come imprenditore è sembrato un modo per adattarsi a un’economia e a una società in evoluzione, oltre che per perseguire sogni e aspirazioni personali. Tuttavia, nella pratica, l’imprenditorialità digitale ha comportato anche problemi e contraddizioni, come la dipendenza da piattaforme monopolistiche, lo sfruttamento del lavoro, il rafforzamento di norme e valori tradizionali e la vulnerabilità a shock e crisi esterne.

Molti villaggi rurali hanno conosciuto un boom dell’e-commerce negli ultimi anni, grazie al supporto di piattaforme digitali come Alibaba e Pinduoduo. Queste piattaforme hanno permesso agli imprenditori rurali di vendere i loro prodotti agricoli o artigianali ai consumatori urbani, o di rifornirsi di merci a basso costo da altre regioni o Paesi. Il commercio elettronico rurale ha portato nuove opportunità di reddito e mobilità sociale per i residenti di quelle aree, ma ha anche creato nuove forme di disuguaglianza e dipendenza, nonché impatti ambientali e culturali.

Molte donne della classe media si sono dedicate alla vendita di beni di lusso online, utilizzando piattaforme di social media come WeChat e Xiaohongshu: acquistano articoli di lusso di seconda mano o scontati da mercati esteri o da fonti nazionali, per poi rivenderli ai loro follower o amici online a un prezzo più alto. Ciò ha permesso a queste donne di avere un reddito extra e di poter esprimere il proprio gusto e la propria identità, ma le ha anche esposte a rischi legali.

Molti laureati si sono dedicati all’imprenditoria tecnologica nell’equivalente cinese della Silicon Valley, come Zhongguancun a Pechino o Huaqiangbei a Shenzhen, e hanno fondato – o si sono uniti a – start-up che sviluppano prodotti o servizi innovativi basati su tecnologie digitali come l’intelligenza artificiale, la blockchain o la biotecnologia. Le start-up tecnologiche hanno attirato capitali di rischio e sostegno statale, oltre che l’attenzione dei media e l’ammirazione del pubblico. Tuttavia, le start-up tecnologiche hanno anche dovuto affrontare un’intensa concorrenza e fasi di incertezza, nonché pressioni di tipo normativo e geopolitico.

Peer chi volesse approfondire l’argomento, il volume è certamente raccomandato, in quanto ricco di molte altre storie e prospettive da esplorare.