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In Messico vengono uccise dieci donne al giorno

Battistessa Diego

Giovedí 20 gennaio sono stati presentati in Messico, dal Segretariato esecutivo del sistema nazionale di pubblica sicurezza (Secretariado Ejecutivo del Sistema Nacional de Seguridad Pública) – l’istituto che esegue e dà seguito agli accordi del Consiglio Nazionale di Pubblica Sicurezza, il massimo organo di coordinamento e definizione delle politiche pubbliche in materia di pubblica sicurezza – , i dati relativi ai femminicidi del 2021. Si tratta di una vera e propria emergenza: 1.004 femminicidi in 12 mesi. Nel 2020 ne erano stati registrati 978. A questo si aggiungono le quasi 24 mila denunce di casi di violenza familiare e 21.189 casi di stupro (+28% rispetto al 2020). 

Dinanzi a una situazione insostenibile e che tende a peggiorare di donne vittime di violenza,  Patricia Olamendi Torres, esperta in questioni di genere, già consulente dell’agenzia delle Nazioni Unite UN Women e presidente dell’associazione messicana PRO MUJER ha affermato: “È una situazione disperata. Non so cos’altro debba e succedere, perché tutto quello che abbiamo passato è stato terribile”. Olamendi Torres ha aggiunto che in 40 anni passati nel movimento femminista in Messico, non aveva mai sentito così lontano il governo centrale rispetto alla tematica della violenza sulle donne. 

Questa dichiarazione lapidaria che trova eco in decine di attiviste e associazioni che hanno visto come negli anni della presidenza di Andrés Manuel Lopez Obrador, politico di sinistra e che dovrebbe essere un alleato dei movimenti femministi, i numeri delle violenza non abbiano fatto altro che peggiorare. I dati rispetto alla violenza di genere in Messico raccolti dal 2015 sono in costante aumento. Si pensava (sperava) che con l’insediamento nel dicembre 2018 del presidente López Obrador la condizione della donna sarebbe progressivamente migliorata. Ma si l’aspettativa si è rivelata mal riposta. Nel 2019 sono stati registrati 973 femminicidi, 978 nel 2020 e 1004 nel 2021: più del doppio rispetto ai 427 femminicidi del 2015, anno in cui è iniziata la raccolta dei dati. 

Se poi analizziamo i dati forniti dalle autorità messicane a livello ancor più aggregato, cioè considerando tanto i femminicidi così come i casi che la giustizia considera omicidi dolosi di donne senza l’aggravante di genere, i numeri diventano ancora più preoccupanti. Sono 3.462 infatti in totale le donne uccise in Messico nel 2021: quasi 10 al giorno! Il dato però, purtroppo, è simile a quello dell’anno precedente, a dimostrazione di come il Paese latinoamericano stia vivendo un’emergenza sociale senza precedenti. Rispetto a come vengono ricavati e presentati i dati dal Segretariato esecutivo del sistema nazionale di pubblica sicurezza esiste però molto polemica. Non sono poche in questo senso le attiviste, accademiche e avvocatesse che difendono il fatto che i casi di omicidio doloso debbano essere indagati come femminicidi, rendendo ancora più alto il numero complessivo dei casi di violenza di genere nel Paese.

Agosto 2021 è stato il mese dove si sono registrati più femminicidi, ben 111. Seguono maggio (quando si celebra la festa della mamma) con 108 e marzo (quando si celebra la giornata delle donne) con 100. Di fronte a questi dati, López Obrador ha dovuto ammettere che esiste un aumento della violenza di genere nel Paese, asserendo però che queste cifre si devono al fatto che il conteggio dei femminicidi è iniziato con la sua amministrazione. In altre parole, il presidente messicano spiega che i numeri sono più alti rispetto al passato per il semplice fatto che  le amministrazioni precedenti non contabilizzavano i femminicidi ma li classificavano come omicidi dolosi. Un versione rigettata dalle organizzazioni della società civile e dai movimenti femministi che ricordano come la tipizzazione del femminicidio sia stata incorporata nel codice penale federale già a partire dal 2012. A riprova della parole di Patricia Olamendi Torres, con le quali abbiamo aperto l’articolo, si trovano fatti inconfutabili come la diminuzione dei fondi destinati a entità come l’Istituto Nazionale delle Donne (Instituto Nacional de las Mujeres, Inmujeres) e la mancanza di nuove assunzioni di funzionari pubblici del comparto giustizia per far fronte a questo aumento significativo di delitti. A questo si aggiungono due elementi che caratterizzano in negativo il presente del Messico, ovvero una corruzione e un’impunità dilaganti. Elementi riscontrati e condannati anche dall’ONU nella recente visita del Comitato contro le sparizioni forzate (Comité contra la Desaparición Forzada) a novembre scorso per far luce sui 90.000 desaparecidos nel Paese. In un contesto come questo è dunque facile immaginare come molte donne non credano nel sistema giudiziario messicano e come le stesse non sporgano denuncia rispetto alle aggressioni subite, agli stupri, alla violenza familiare, tra le altre. 

Una sfiducia atavica verso il sistema della giustizia messicano, aggravata da fatti come quello che vede protagonista il professor Pedro Salmerón e ancora una volta López Obrador. Salmerón è stato nominato a metà gennaio ambasciatore del Messico a Panama, suscitando un’ondata di proteste e indignazione che ha coinvolto sia il Messico che Panama. Da un lato, in Messico le studentesse dell’ITAM (Instituto Tecnológico Autónomo de México) che nel 2019 in pieno #MeToo denunciarono Salmerón per molteplici casi di abuso di potere con finalità di abuso sessuale, manifestano tutta la loro rabbia rispetto alla nomina. I fatti denunciati nel 2019 hanno portato all’apertura di indagini che ancora non sono concluse ma, nel frattempo, Salmerón (che ha sempre negato le accuse) ha lasciato l’ITAM ed è poi stato nominato  direttore del  Museo Regionale di Guadalajara. Ora una nuova promozione ad ambasciatore, in mezzo allo sconcerto, ira e incredulità dei movimenti femministi appoggiati anche dall’opposizione di centro-destra (come la senatrice Xóchitl Gálvez Ruiz) al governo socialista di Morena (partito di López Obrador). L’hashtag #UnAcosadorNoDebeSerEmbajador (uno stalker non dovrebbe essere un ambasciatore) infiamma le reti sociali e ancora una volta denuncia come la questione della violenza di genere sembri non ricoprire un ruolo centrale nelle politiche del governo messicano. 

Dall’altro lato, la panamense Fundagénero (Fundación para la Equidad de Género) ha inviato al Presidente di Panama, Laurentino Cortizo e alla Ministra degli Esteri  Erika Mouynes, una lettera  firmata da dieci organizzazioni della società civile nella quale si esprime una forte contrarietà all’accettazione di Salmerón come ambasciatore. 

La stessa Mouynes ha fatto sapere che Panama aveva reso noto all’amministrazione di López Obrador la sua posizione rispetto alla nomina di Salmerón, dando ad intendere la non condivisione della stessa.

Il presidente del Messico ha però reiterato il suo appoggio, difendendo la brillante traiettoria e l’integrità di Salmerón, respingendo le accuse nei suoi confronti e denunciando un presunto “linciaggio mediatico” per distruggere un figura pubblica di rilievo e vicina al governo.

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Santiago Sito Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0) attraverso Flickr