Mondo Editoriali

Ruolo degli individui e governance sostenibile

Al Rabadi Salam

E’ chiaro che molti degli sviluppi legati alla pandemia da Covid 19 hanno portato a un cambiamento nei fatti e nei dati economici e politici relativi al dibattito sulla condizione degli Stati, sulla governance sostenibile, sul ruolo degli individui, ecc. Queste discussioni ruotano interamente attorno alla dialettica della fondamentale contraddizione tra la globalizzazione dell’economia, da un lato, e il nazionalismo della politica, dall’altro. Una dialettica che può essere sintetizzata con questa problematica domanda:

Fino a che punto lo Stato può mantenere la sua posizione e le sue funzioni? In che misura è possibile raggiungere una governance sostenibile?

In linea di principio, si può dire che uno dei dilemmi più complessi che impedisce l’accesso a una governance sostenibile è ancora strettamente correlato alla problematica contraddizione tra lo sviluppo dell’economia e quello della politica.

Logicamente parlando, l’economia si sta in qualche modo muovendo verso la globalizzazione, poiché l’economia storicamente si è sempre basata sui principi di mercato (tranne nel caso dell’era sovietica). Nel processo di globalizzazione, quei principi si sono presto trasformati da nazionalistici a globali, mentre quelli della sovranità politica dello Stato sono rimasti in larga misura orientati verso il nazionalismo. Sulla base di questi cambiamenti, la logica dei mercati globali è stata sottomessa alla logica della sovranità degli Stati-nazione, nei quali la politica è ancora principalmente praticata a livello locale o nazionale, mentre l’economia si è orientata a una dimensione globale.

In questo contesto, emerge in una certa misura la divisione o la contraddizione nel rapporto tra autorità, competenze e responsabilità, così da rilevare che esiste un’autorità economica globale contrapposta a una responsabilità politica, nazionale o locale, in cui l’uso dell’autorità si concentra. Questa contraddizione ostacola le possibilità e l’efficacia dell’azione volta al raggiungimento e al consolidamento dei principi di governance sostenibile a tutti i livelli.

Pertanto, se si vogliono riconciliare la politica interna e l’economia globale, il punto di equilibrio tra di esse va basato su una governance sostenibile, fondata sul principio di interdipendenza tra dimensione politica ed economica da un lato, e i principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione dall’altro; in quest’ambito l’individuo (sia l’individuo politico inteso come cittadino, sia l’individuo economico come un consumatore, un risparmiatore o un investitore)  può esercitare un giudizio o rappresentare il punto d’incontro per ritrovare l’equilibrio perduto. Equilibrio di cui abbiamo bisogno per avere la possibilità di raggiungere una governance sostenibile.  

In una situazione in cui logicamente le forze economiche e quelle politiche cercano di portare gli individui dalla loro parte, sia a livello politico che economico, l’individuo è da un lato un elettore e, dall’altro, un consumatore, un risparmiatore o un investitore. A livello economico, nonostante tutti i problemi di disuguaglianza e giustizia distributiva, l’individuo detiene ancora l’iniziativa, visto che rappresenta la base, l’obiettivo e il riferimento delle forze commerciali in tutte le loro forme. Anche a livello politico il singolo cittadino rappresenta il fondamento dell’autorità politica secondo il processo democratico e il voto elettorale, per cui ha ancora un impatto significativo sulla determinazione degli orientamenti politici.

Sulla base di quanto illustrato, gli individui su cui si basano i sistemi politici ed economici devono assumersi la responsabilità, impegnarsi e partecipare al processo di formazione di questa influenza ed esercitare una pressione per affrontare i monopoli e il controllo delle élite sul capitale, sulla sicurezza, sulle politiche, sui media e persino sul mondo accademico, così da rappresentare il pilastro della costruzione delle politiche responsabili, partecipate e trasparenti su cui si basa la governance. 

In questo senso, le politiche di governance non dovrebbero limitarsi a riforme strutturali o a proteste nelle strade o nelle urne. Piuttosto, la sostenibilità e il processo di governance vanno sostenuti considerando le forze monopolistiche direttamente responsabili attraverso una cultura del consumo, ovvero una cultura che sottolinei l’importanza del passaggio dal solo concetto di individuo politico (cittadino) anche al concetto di individuo economico (investitore, consumatore, risparmiatore), che si basi su un approccio che dia priorità alle dimensioni sociale, etica, umanitaria e ambientale al momento di acquistare un prodotto.

Ad esempio, secondo la logica del rapporto produttore-consumatore-investitore, la pressione e l’influenza esercitate da un individuo attraverso una cultura del consumo (basata sul boicottaggio di aziende, prodotti o investimenti) possono svolgere un importante ruolo di contrasto all’influenza delle multinazionali che sostengono la corruzione politica. Oppure possono fronteggiare le loro politiche basate sul tentativo di eludere le loro responsabilità sociali, per non parlare dei loro investimenti diretti e delle attività che violano i diritti umani, o che contribuiscono al cambiamento climatico e impediscono la protezione dell’ambiente.

Realisticamente, l’impegno e l’attuazione di gran parte di quello che viene richiesto ai governi nazionali o alle istituzioni internazionali dipendono dal grado di consapevolezza e dalla pressione esercitata dall’opinione pubblica (cioè degli individui). Pertanto, si può dire che spendere o risparmiare denaro, indirizzarlo verso una parte o trattenerlo da un’altra, sono azioni che possono portare al raggiungimento degli obiettivi desiderati. Questa logica di indirizzo dell’azione diretta può essere migliore e più efficace delle forme tradizionali di espressione politica ed economica.

Laddove i mercati globali cercano di eludere le regole e le restrizioni di bilancio, il ruolo dell’individuo appare come una forza da non sottovalutare.

Non si può più ignorare che gli individui in tutto il mondo si rivolgono ora allo “shopping politico” più che al voto elettorale. Pertanto, la partecipazione al processo di boicottaggio economico e la tendenza verso lo “shopping politico” (per così dire) sono indicatori positivi del fatto che l’attività politica individuale (cittadino, consumatore, risparmiatore o investitore) ha iniziato a muoversi nella giusta direzione.

È in quest’ambito che la crescente attività e influenza delle forze economiche, cui corrisponde una volontà politica poco chiara, si traducono in una crescente consapevolezza che lo “shopping politico” è una forma più efficace di governance sostenibile.

Pertanto, sembra che lo “shopping politico” abbia iniziato a sostituire la cittadinanza tradizionale, in quanto è lo strumento che consente all’individuo (come cittadino, investitore, consumatore o risparmiatore) di imporre la responsabilità e di correggere le politiche pubbliche in modo più serio e fattuale. Di conseguenza, alla luce dell’avidità finanziaria, dell’indifferenza politica e dell’assenza di responsabilità di molte élite tecnocratiche e forze di mercato, gli individui possono assumersi la responsabilità e la partecipazione al raggiungimento di una governance sostenibile adottando politiche di “shopping politico” (sia a livello di consumo, risparmio o investimento) come strategia oppure come una nuova forma di responsabilità effettiva.

Riassumendo, in pratica dobbiamo ammettere che mentre il contratto sociale che lega popoli e governi sta diventando sempre più fragile, sembra che la pressione e l’influenza degli individui stia avendo un impatto reale di fronte alle forze monopolistiche e alla corruzione. È questo un effetto che i governi o anche alcune istituzioni internazionali non possono avere, e che fondamentalmente potrebbero essere riluttanti a ricercare. Ad esempio, a seguito della rivoluzione nel mondo delle comunicazioni, i governi, le multinazionali e i giganti dei media non sono più gli unici a controllare l’industria della conoscenza e degli eventi. In effetti, è possibile per qualsiasi individuo (con conoscenze tecniche anche minime) essere la fonte della notizia e il creatore di un evento con un impatto locale e globale in tempi molto brevi, che superano la velocità e i ritmi impiegati dai governi per effettuare un cambiamento nelle loro politiche. Per non parlare anche dell’incapacità delle multinazionali di far fronte a questo impatto sul piano economico, il che ha aumentato la possibilità di sottoporre i loro comportamenti politici, commerciali, sociali e ambientali a un controllo e all’assunzione di responsabilità.

È ormai chiaro che una delle caratteristiche più importanti dell’attuale era politica è che la realizzazione di eventi globali e locali oggi non è più ristretta ai governi come lo era in passato, e che le multinazionali non sono più libere di influenzare la società, dal momento che la lista dei decisori politici ed economici include anche gli individui. 

Di conseguenza, si può dire che la crescente influenza dei poteri monopolistici riflette (in una certa misura) lo squilibrio nel sistema economico globale, l’aumento della corruzione politica o il fallimento delle politiche delle élite tecnocratiche. D’altra parte, l’aumento dell’influenza degli individui attraverso le ONG prova che i mercati possono influenzare la società, ma che non possono inevitabilmente determinarla. In questo contesto, il minimo che si possa dire è che molte multinazionali e persino i governi stanno ora operando in modo più trasparente di prima proprio a causa di questa forma di pressione e influenza da parte degli individui, indipendentemente da quanto sia difficoltoso misurarne l’entità.

Ad esempio, un modello che rivolga l’attenzione degli individui su marchi di fama mondiale o su figure politiche di rilievo (attraverso boicottaggi del consumo e degli investimenti o attraverso campagne diffamatorie e proteste) può avere conseguenze negative sulle loro attività. Fatto ancora più rilevante, cercare di ricostruire la propria reputazione o ripristinare la fiducia (che si tratti di aziende, governi o personalità) può essere molto difficile, persino molto costoso. Pertanto, sulla base di questo modello, è possibile stabilire alternative politiche, economiche e ambientali, la cui fonte e il cui punto di forza risiedono nell’influenza esercitata dall’individuo alla ricerca della realtà dei fatti e delle soluzioni appropriate.

Questa influenza può potenzialmente aggiungere una nuova voce al processo decisionale globale e locale (a tutti i livelli, sia economico, che politico, sociale e ambientale), garantendo la tendenza verso una governance sostenibile più inclusiva che stimoli il cambiamento, secondo l’equazione basata sul principio di potere e contropotere. Qui riportiamo molti esempi e prove che confermano l’efficacia di questo approccio di fronte all’influenza delle forze economiche e politiche, in linea con il percorso di governance sostenibile, tra cui:

  • Influenzare i decisori politici ed economici e le istituzioni finanziarie internazionali sul tema dell’indebitamento dei paesi estremamente poveri. Laddove si è creata un’opinione pubblica globale si sono ottenute concessioni per ridurre questi debiti.
  • Esercitare pressioni sull’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) sulla questione dei diritti di proprietà intellettuale (relativi al commercio, ai prezzi e all’accessibilità dei farmaci). In alcuni casi l’Accordo sui diritti di proprietà intellettuale sul commercio e sulla salute globale è stato adottato in modo da proteggere la salute pubblica e promuovere l’accesso ai medicinali a prezzi accessibili per tutte le classi sociali. Di conseguenza, paesi come la Tailandia, il Brasile, l’India, il Sudafrica e altri sono stati in grado di concedere alle aziende farmaceutiche locali le licenze per produrre a prezzi scontati medicinali equivalenti ai farmaci che godono di diritti di proprietà, in deroga all’accordo TRIPS concluso presso il WTO ed entrato in vigore nel 1995.
  • Evidenziare l’impatto negativo di un’eccessiva attività economica sull’ambiente. Si possono esercitare vari tipi di pressioni e influenze per affrontare i cambiamenti climatici. A questo proposito, può non essere necessario citare esempi dei successi ottenuti in tal senso, vista la loro chiarezza ed efficacia sul campo.
  • Confrontarsi con l’industria e il commercio degli alimenti geneticamente modificati, considerato che alle aziende produttrici di alimenti geneticamente modificati è stato impedito l’accesso a molti mercati (tra cui l’europeo e il giapponese). In effetti, questo effetto di contrasto al commercio di alimenti geneticamente modificati ha raggiunto alcune città degli Stati Uniti, nonostante il sostegno diretto e significativo fornito dall’amministrazione statunitense alla loro commercializzazione.

È chiaro che il risultato di questi successi non è dovuto all’influenza delle autorità politiche ed economiche, ma piuttosto alla volontà dell’individuo (consumatore, investitore e risparmiatore). Ciò avviene attraverso campagne coordinate basate sul boicottaggio o sull’incoraggiamento dei consumi e degli investimenti (in linea con la protezione dell’ambiente e dei diritti umani e la limitazione della corruzione).  Logicamente, questa è motivo di grande preoccupazione per le forze politiche ed economiche corrotte, poiché l’attuale modello politico ed economico spesso si discosta dai principi morali mentre, d’altra parte, gli acquisti individuali (in tutte le loro forme) sono diventati sempre più attenti all’aspetto etico.

Inoltre, ciò che dovrebbe anche attirare l’attenzione è che questo tipo di acquisti non sono solo uno strumento di pressione, ma piuttosto un modo per stimolare molte forze economiche e politiche a riconsiderare la definizione dei loro ruoli e responsabilità. Così, alla luce di una governance globale caratterizzata da complessità e definizioni poco chiare, il ruolo dell’individuo appare come forza efficace, a riprova della convinzione che la politica tradizionale da sola non può raggiungere molti degli obiettivi desiderati.

Ad esempio, mentre l’amministrazione statunitense non sta ancora facendo granché sulle questioni ambientali, un certo numero di città (come in Florida e in California) e di compagnie petrolifere e chimiche statunitensi hanno già messo in pratica gli obiettivi ambientali. Questo cambiamento nel comportamento di alcuni attori politici ed economici si origina dalla consapevolezza dell’importanza di collegare le loro attività alla responsabilità sociale, etica e ambientale come urgente necessità di preservare i loro interessi economici e politici. Certamente, questa consapevolezza non si sarebbe raggiunta senza l’influenza e la pressione degli individui.

Versione originale dell’articolo

Foto Credits:

Nice day for shopping, Pi István Tóth – Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)