Messico Opinioni

Megalopoli sostenibili: il caso di Città del Messico

Herzog Lawrence

Il problema della coesistenza armonica tra natura ed insediamenti umani va affrontato principalmente nelle metropoli, dato che oggi una parte significativa della popolazione del pianeta vive in aree urbane. Nel 1950 esistevano 83 città con più di un milione di abitanti e, in base alle stime delle Nazioni Unite, la popolazione urbana era di circa 751 milioni di persone. Nel 2019, il numero di città è salito fino a 548 e la popolazione urbana ha superato i 4,2 miliardi di persone (55% della popolazione mondiale). Le proiezioni demografiche indicano che l’attuale popolazione urbana mondiale crescerà fino a 5 miliardi entro il 2030, quando tre individui su cinque vivranno in agglomerati metropolitani e vi saranno oltre 700 città con oltre un milione di abitanti.

Tra il 1950 e il 2000, la popolazione dell’America Latina è passata da 160 milioni a circa mezzo miliardo. Nel 2019 è arrivata a 650 milioni, di cui l’82 % – ovvero oltre 530 milioni – vive in città.

La Valle del Messico racchiude una delle più vaste agglomerazioni urbane del mondo. Circa venti milioni di persone nel suo centro principale, Città del Messico, o nei dintorni. Durante il periodo preispanico, nel bacino lacustre che occupava l’area dell’attuale di Città del Messico sorgeva la prospera capitale dell’impero azteco. Gli Aztechi costruirono un complesso sistema di canali, vie sopraelevate, dighe ed acquedotti per incanalare le abbondanti acque del bacino. Per ottenere raccolti realizzarono le chinampas, ovvero appezzamenti di terreno galleggianti che traevano acqua e nutrimento direttamente dal lago, un metodo che non rendeva necessario portare tramite acquedotti l’acqua del lago verso le aride terre circostanti. Le chinampas venivano costruite utilizzando fango ed erbe palustri.

Quando gli spagnoli ebbero conquistato la capitale Azteca di Tenochtitlán distrussero immediatamente la maggior parte delle infrastrutture ecologiche realizzate dagli Aztechi. Gli spagnoli volevano ampie strade per il passaggio delle loro truppe e spazio per costruire centri abitati per i coloni. Demolirono le vie sopraelevate e gli acquedotti e colmarono i canali. All’inizio dell’Ottocento le risorse idriche locali si stavano esaurendo, e così i governi spagnoli (e, dopo l’Indipendenza, anche quelli messicani) commisero uno dei peggiori errori nella storia dell’ecologia urbana: cominciarono a trivellare la falda al di sotto della città, alla ricerca di acqua.

Durante l’amministrazione di Porfirio Diaz, alla fine dell’Ottocento, il presidente messicano assunse ingegneri per costruire un gigantesco canale e pompare acqua dal lago Texcoco per fornirla agli abitanti di Città del Messico. Anche nel XX secolo i governi messicani hanno continuato a sfruttare le falde acquifere del bacino situato in profondità sotto la città. La trivellazione del letto del lago al di sopra del quale oggi vivono milioni di persone ha alterato in modo irreparabile le fondamenta sotterranee di una delle più grandi metropoli del mondo. Ciò ha creato una situazione di crescente instabilità, come dimostrato da quanto avvenuto in occasione del sisma del 1985 e spinge a porsi una domanda: può una megalopoli di tali dimensioni reggersi sulle fangose e poco solide placche di quello che era il fondale di un lago? 

La moderna crescita urbana: tre problemi critici per l’ambiente

L’area metropolitana di Città del Messico è passata da 3,1 milioni di abitanti nel 1950 a 13,9 nel 1980, ed oggi ha 20,4 milioni di abitanti che ne fanno la decima area urbana del mondo, una classifica che vede ai primissimi posti solo realtà asiatiche. La crescita di Città del Messico è avvenuta, anche perché il sistema politico favorisce la concentrazione di industrie, banche, commercio e potere nella capitale della nazione.

Per molti decenni gli investimenti nazionali hanno favorito la realizzazione nel bacino di Città del Messico di infrastrutture per energia, strade, acqua, fognature, incoraggiando in tal modo una sempre maggiore centralizzazione. Gli esperti di urbanistica definiscono questo fenomeno come “primacy”, quando una singola città presenta un’esorbitante concentrazione di popolazione ed attività economiche rispetto all’intera nazione.

L’espansione di Città del Messico e della valle circostante ha avuto un serio impatto sull’ecosistema in tre campi: inquinamento atmosferico, insufficienza idrica, carenza di abitazioni e insediamenti umani. 

Inquinamento atmosferico

Il bacino di Città del Messico sorge a oltre 2.000 metri di altezza ed è circondata da montagne. A quell’altezza c’è minore concentrazione di ossigeno. L’inquinamento da veicoli a motore, scarichi industriali non regolamentati, apparecchi da cucina, e l’ingente quantità di polvere prodotta dalle trivellazioni del suolo dell’antico letto del lago costituiscono le maggiori fonti di inquinamento. Nella città circolano circa 3,5 milioni di autoveicoli privati e i quotidiani ingorghi di traffico non fanno che peggiorare l’inquinamento.

In città esistono circa 35.000 impianti industriali che emettono gas nocivi. I raggi solari trasformano i gas in una fitta coltre di smog che soffoca gli abitanti. Combinato con l’altitudine e il basso livello di ossigeno, l’inquinamento atmosferico è diventato una vera e propria emergenza di salute in termini di sanità pubblica. Enfisemi, polmoniti, bronchiti, asma e malattie cardiovascolari sono state collegate, sul piano medico-scientifico, alla tossicità dell’aria del bacino di Città del Messico.

Insufficienza idrica

La fonte di approvvigionamento idrico di Città del Messico si trova a circa cento chilometri di distanza e 1.000 metri più in basso. L’energia necessaria a trasportare l’acqua in città da tale distanza ha un costo annuo di circa 100 milioni di dollari. Soltanto il 75% delle abitazioni possiede acqua corrente e quasi un terzo delle famiglie non dispone di strutture fognarie adeguate, in particolare quelle che vivono nelle povere borgate situate nelle periferie.

Trovandosi così lontano, l’acqua è estremamente costosa ma continuando a estrarla dal sottosuolo si provocherebbe un ulteriore danno ecologico. Il drenaggio della falda acquifera del lago produce maggiori quantità di polveri e quindi maggiore inquinamento dell’aria. Inoltre, come già sottolineato, la base geologica della città è divenuta meno stabile (alcune zone cittadine stanno letteralmente sprofondando), il che è in parte dovuto alle costanti trivellazioni degli strati sottostanti.

Tale problema di stabilità ha attirato l’attenzione a livello mondiale in occasione del terremoto del 1985, quando il sottosuolo sabbioso ed instabile causò forti danni a interi quartieri e gli edifici più alti crollarono. Le aree della città più colpite furono quelle situate sopra il letto dell’antico lago Texcoco, dove il substrato formato in prevalenza da fango e argilla vulcanica amplificò gli effetti delle scosse sismiche. Vi furono oltre 10.000 morti, 30.000 feriti, 100.000 persone rimasero senza casa. Grandi ospedali, alberghi e grattacieli residenziali vennero distrutti. A distanza di oltre vent’anni la città sta ancora lavorando alla ricostruzione e provvedendo a rinforzare le strutture esistenti. 

Carenza di abitazioni e insediamenti umani

La misura della carenza di abitazioni a Città del Messico è data dalla cifra di quasi tre milioni di famiglie senza casa, stando ai dati ufficiali. I prezzi elevati costringono i più poveri a cercare alloggi alternativi in “insediamenti irregolari” o borgate (colonias), alla periferia dell’area metropolitana. Tali insediamenti si trovano spesso su lotti di terreni illegalmente suddivisi da proprietari, società immobiliari o anche membri di comunità rurali (gli ejidos).

Il risultato è costituito da giganteschi insediamenti periferici, che usufruiscono di scarsi servizi e sono in gran parte privi di regolamentazione. Le peggiori colonias si trovano in zone ad alto rischio, pesantemente inquinate, a nord e ad est, presso gli stabilimenti industriali, l’aeroporto o altre strutture che rendono quelle aree poco appetibili. In genere, gli abitanti hanno titoli di proprietà di dubbia legittimità. Gli insediamenti irregolari rappresentano circa la metà dell’area metropolitana di Città del Messico ed ospitano oltre il 60% della sua popolazione.

Sebbene le strategie di pianificazione del governo federale si adoperino a favore di una decentralizzazione della crescita verso aree lontane da Città del Messico, le agevolazioni fiscali ed altri provvedimenti pubblici favorevoli ai residenti fanno sì che in molti casi la capitale sia può attraente per abitare e lavorare rispetto a città più piccole situate in altre regioni. Inoltre molti messicani desiderano restare a Città del Messico influenzati da numerosi fattori di carattere sociale, politico e culturale, e spesso percepiscono il risiedere a Città del Messico come un simbolo di successo personale.

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