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Numero totale di sfollati interni a causa di calamità naturali – stock a fine 2024 (Fonte: IDMC 2025)

Redazione

È importante distinguere lo stock dai movimenti: nel caso dei disastri naturali, i nuovi spostamenti annuali possono superare i 20–25 milioni di persone, ma la maggioranza rientra in tempi relativamente rapidi. Lo stock rappresenta quindi solo coloro che rimangono senza soluzioni durature.

La mappa rappresenta il numero complessivo di persone che, al 31 dicembre 2024, risultano ancora sfollate all’interno del proprio Paese a causa di calamità naturali: cicloni, inondazioni, terremoti, frane, incendi, siccità o altri disastri naturali. Si tratta dello stock di sfollati interni, non del flusso di nuovi spostamenti avvenuti nel corso dell’anno. Una persona può essere stata sfollata anni prima ma, se a fine 2024 non ha ancora potuto rientrare o trovare una soluzione duratura, resta inclusa in questo conteggio.

Numeri chiave globali (solo disastri naturali):

  • A fine 2024 lo stock mondiale di sfollati interni a causa di calamità naturali è pari a 9,89 milioni di persone (contro 73,5 milioni dovuti a conflitti e violenze).
  • Si tratta di un dato stabile rispetto agli anni precedenti, ma che nasconde forti oscillazioni locali: i disastri provocano ogni anno decine di milioni di nuovi movimenti, ma molti sfollati riescono a rientrare in tempi relativamente brevi, riducendo lo stock residuo.

Dove si concentra lo stock (esempi 2024, valori assoluti):

  • Afghanistan: circa 1 milione e 270 mila persone risultavano ancora sfollate interne nel Paese a fine del 2024, a causa di siccità estrema e prolungata (secondo le Nazioni Unite, più della metà della popolazione afghana è colpita da condizioni di siccità gravi o catastrofiche), ma anche inondazioni devastanti, cui si aggiungono terremoti devastanti.
  • Ciad: oltre 1 milione di persone risultavano ancora sfollate interne nel Paese a fine del 2024, a causa di inondazioni e alluvioni, oltre che per l’intensificarsi di fenomeni estremi come la siccità. Il progressivo prosciugamento del Lago Ciad, in particolare, ha ridotto drasticamente le risorse idriche per l’agricoltura, la pesca e l’allevamento, aggravando la competizione per le risorse tra agricoltori e pastori e innescando violenti conflitti per l’acqua e la terra.
  •  Filippine: oltre 1 milione di sfollati a fine 2024, a seguito della combinazione di tifoni e terremoti che hanno colpito le isole negli ultimi anni.
  • Etiopia: oltre 750 mila sfollati interni a causa di eventi meteorologici estremi che i cambiamenti climatici stanno rendendo più frequenti e intensi: la siccità è il fattore climatico più significativo e cronico in Etiopia, in particolare nelle regioni semi-aride orientali e meridionali; mentre le piogge stagionali provocano piene e alluvioni che spazzano via case, infrastrutture essenziali e terreni agricoli. Gli sfollamenti dovuti alle inondazioni sono spesso rapidi e acuti, e lasciano le comunità senza risorse né rifugio.
  • Turchia: circa 1,8 milioni di sfollati interni a seguito del terremoto del febbraio 2023, con oltre mezzo milione di persone che restano senza soluzioni abitative stabili anche un anno e mezzo dopo.

 Tendenze e interpretazioni:

  • Lo stock di sfollati da disastri è strutturalmente più basso rispetto a quello da conflitti/violenze, perché spesso le abitazioni vengono ricostruite e i rientri avvengono in tempi più brevi. Tuttavia, quando i danni infrastrutturali sono massicci (come nel caso della Turchia o del Pakistan), lo stock può restare alto per anni.
  • L’accumulo di stock in Paesi colpiti da disastri “lenti” (siccità prolungate, erosione costiera) è più difficile da quantificare, ma tende a crescere per effetto dei cambiamenti climatici e della vulnerabilità socioeconomica.

 

Nota redazionale: Questa mappa evidenzia come, a differenza dei conflitti, gli sfollamenti da disastri naturali abbiano una dinamica specifica: altissimo numero di nuovi spostamenti ogni anno, ma stock relativamente contenuto perché molti rientri avvengono in tempi relativamente più rapidi. Dove però le condizioni di sicurezza, ricostruzione e resilienza sono fragili, lo stock di sfollati tende a cronicizzarsi, con impatti duraturi sulle comunità locali.

 

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