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Memoria digitale, futuri reali: come il BIM sta aiutando a salvare il patrimonio a rischio di Kerkennah

Wiem Alimi

Sulle coste centro-orientali della Tunisia, di fronte a Sfax, l’arcipelago di Kerkennah non è semplicemente un’isola: è una frontiera fragile, sospesa tra terra e mare, memoria e oblio, patrimonio ed erosione. In un’epoca segnata dall’accelerazione dei cambiamenti climatici, dall’innalzamento del livello del mare e dalla precarietà socio-economica, territori costieri vulnerabili come Kerkennah diventano vittime silenziose dell’inazione globale. Eppure, nella lenta scomparsa della sua architettura tradizionale, nelle crepe dei muri intrisi di memoria, affiora un’urgenza nuova: documentare, preservare e rigenerare, prima che sia troppo tardi.
In questo scenario, l’innovazione digitale può fare la differenza. La tecnologia, qui, non è un lusso: è una forma di cura architettonica, un modo per restituire un futuro alla memoria.

Che cos’è il BIM?

Il Building Information Modeling (BIM) è un modo digitale di comprendere gli edifici. Si può immaginare come un modello 3D “intelligente” che non mostra solo l’aspetto di un edificio, ma dice anche di cosa è fatto, come invecchia, come interagisce con l’ambiente e molto altro.
Nato nei grandi progetti edilizi, il BIM aiuta architetti e pianificatori a simulare e gestire gli spazi in modo più intelligente. Applicato al patrimonio culturale, diventa Historic Building Information Modeling (HBIM): un metodo che consente di preservare digitalmente gli edifici storici con precisione, combinando rilievi, elaborazioni digitali e conoscenza umana.
Non si tratta soltanto di “disegnare in 3D” vecchi muri: si tratta di dare forma digitale alla memoria, per capirla, curarla e pianificare tenendone conto.

Perché il BIM e perché adesso?

Kerkennah è vulnerabile: all’erosione, alle maree crescenti, alla lenta dissolvenza della sua identità architettonica. La sua architettura tradizionale, frutto di saperi locali e modellata dal clima dell’isola, sta scomparendo rapidamente.

Il BIM non è più riservato alle città futuristiche o ai cantieri hi-tech. Applicato al patrimonio (HBIM), diventa un potente strumento capace di integrare conoscenze storiche, dati ambientali in tempo reale e modelli di sostenibilità orientati al futuro, all’interno di un unico sistema intelligente.
Attraverso l’HBIM, a Kerkennah possiamo preservare digitalmente questa architettura, simulare i processi di degrado e orientare una pianificazione più resiliente. È possibile creare un vero e proprio “archivio vivente” che guidi i restauri, supporti le decisioni e coinvolga la comunità locale attraverso strumenti visivi e interattivi. In questo modo, l’innovazione digitale non sostituisce la realtà: la protegge.

Perché è una novità in Tunisia?

In Tunisia, gran parte del patrimonio costruito – soprattutto nelle aree rurali e insulari – rimane non documentato. L’accesso a strumenti avanzati è spesso limitato e la digitalizzazione procede lentamente.
Negli studi più recenti, tuttavia, qualcosa sta cambiando. Nel sito archeologico di Oudhna, i ricercatori hanno impiegato laser scanner e fotogrammetria da drone per sviluppare modelli HBIM integrati: un’iniziativa pionieristica che documenta e preserva il passato con un linguaggio nuovo. Questo lavoro rappresenta una prima assoluta per la Tunisia, proiettando il Paese dal Livello 0 al Livello 3 del BIM con un salto ambizioso. Portare l’HBIM a Kerkennah si inserisce in questo slancio.

Collegare patrimonio e sostenibilità

Questo lavoro si inserisce in un impegno più ampio di localizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS/SDG): non come politiche astratte, ma come azioni concrete, radicate nelle comunità. Risponde all’esigenza di città e comunità più resilienti (Obiettivo 11), di un’azione per il clima radicata nei territori (Obiettivo 13) e di un’innovazione inclusiva capace di raggiungere anche le periferie (Obiettivo 9).

Applicare l’HBIM a Kerkennah rappresenta un ulteriore passo avanti. Dimostra che anche comunità piccole e con risorse limitate possono contribuire a una pianificazione orientata al futuro. Attraverso il lavoro sul campo, la collaborazione e la condivisione aperta dei dati, è possibile creare strumenti che sostengano al tempo stesso memoria e resilienza. Kerkennah diventa così più di un caso di studio: diventa un prototipo, capace di mostrare come tradizione e tecnologia possano insieme plasmare un futuro comune.

Che cosa è in gioco?

Kerkennah è più di un punto sulla mappa. È un simbolo:

  • dei luoghi spesso lasciati indietro nelle transizioni digitali;
  • di come la tecnologia possa servire non il capitale, ma la giustizia culturale e climatica, facendo sì che la memoria diventi dato, non per essere astratta, ma per essere preservata con cura;
  • di come la ricerca possa diventare riparazione.

Come architetta e ricercatrice radicata nel Mediterraneo, la mia missione è chiara: creare strumenti che aiutino le comunità a non scomparire, ma a riemergere nei futuri digitali, politici e urbani.

Questo modello digitale non riguarda solo la conservazione: riguarda l’empowerment. Offre un modo perché il sapere locale continui a vivere, non solo in libri o archivi, ma in piani, nelle politiche e nel cuore di chi abita i luoghi.

Questo prototipo HBIM è più di un modello: è un messaggio. Non possiamo più permetterci di separare patrimonio e sostenibilità, né tradizione e tecnologia. E, oggi, non è più necessario.
L’HBIM si configura come una metodologia intelligente che ci aiuta a pianificare meglio il futuro. Non si tratta di esiti astratti, ma di strumenti concreti per l’adattamento climatico, la continuità culturale e una governance inclusiva.

Gli OSS/SDG attendono di essere radicati in Tunisia: nella sabbia, nella pietra, nel codice e nella cura.

Costruiamo questo futuro.

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