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In libreria – The Economics of Banking and Finance in Africa. Developments in Africa’s Financial Systems

Un volume a cura di Joshua Yindenaba Abor* e Charles Komla Delali Adjasi**

Redazione

È incredibile, ma le gravi crisi più recenti – la pandemia da COVID-19, gli effetti dei cambiamenti climatici, la guerra in Ucraina – sembra accelerino il tempo della storia al punto che la crisi finanziaria globale del 2007-09, profonda e drammatica, sia quasi dimenticata oggi, oltre ad aver colto di sorpresa l’economia mainstream. Non che non ci fossero stati avvertimenti sull’accumulazione di debito, ma il pericolo sistemico rappresentato dalla cartolarizzazione dei mutui divenne di dominio pubblico solo a crisi avvenuta. Questo non è così sorprendente come potrebbe sembrare a prima vista, se si considera che l’economia tradizionale – che in buona misura ispira, per esempio, le ricette di schieramenti politici di centro-destra e centro-sinistra in molti Paesi europei – presuppone che i mercati finanziari siano “efficienti”, ovvero che utilizzino tutte le informazioni disponibili per regolare in modo appropriato l’offerta, la domanda e i prezzi. Del resto, la teoria dell’efficienza dei mercati finanziari continua a essere insegnata in molte importanti università.

Al contrario, i cosiddetti economisti post-keynesiani, in particolare quelli influenzati dai contributi di Hyman Philip Minsky, noto per la sua teoria dell’instabilità finanziaria e sulle cause delle crisi dei mercati, erano molto più attenti al rischio sistemico posto dall’accumulazione di debito e avevano ripetutamente suonato il campanello d’allarme. Per un breve periodo, dopo lo scoppio della crisi, le teorie di Minsky conquistarono la scena e l’attenzione mediatica, ma la cosa non durò a lungo e il “business as usual” tornò a prevalere nelle accademie e nella politica economica. Ancora minore attenzione ricevettero le analisi dell’economia politica marxista, che sottolineava la natura sistemica delle crisi capitalistiche riconducibili, in ultima istanza, alla natura sfruttatrice del modo di produzione capitalistico.

In ogni caso, la finanziarizzazione dell’economia è un tratto dominante e strutturale del mondo contemporaneo, prima e dopo la crisi del 2007-09, che ne ha ridefinito gli assetti, gli equilibri e la natura. Molte banche commerciali si sono allontanate dal capitale industriale e commerciale, orientandosi verso il profilo di banca d’investimento e l’estrazione del profitto finanziario direttamente dal reddito personale dei lavoratori, in particolare dalla gestione dei risparmi di massa. I manager di vertice della finanza e dell’industria si configurano come moderni rentier, che traggono il loro reddito dallo stipendio, ma soprattutto da bonus e stock-option. Le banche centrali, forti di un’indipendenza giuridica e operativa, hanno acquisito crescente importanza, fino a diventare preminenti, come evidenzia il ruolo della Banca centrale europea nel corso degli ultimi quindici anni. Nel quadro della finanziarizzazione, i Paesi in via di sviluppo sono stati costretti a detenere vaste riserve internazionali di valuta e a ricorrere in modo crescente ai capitali privati (cosiddetti investimenti diretti esteri e di portafoglio), affluiti se compensati guadagnando alti rendimenti. La finanziarizzazione dell’economia è diventata così pervasiva da penetrare nella mentalità e nella vita sociale e individuale: basti pensare a come il concetto di “rischio” sia diventato predominante nel discorso pubblico. La finanza ha dettato – e detta – le condizioni in tutto il mondo, e le trasformazioni in termini di crescente finanziarizzazione sono in corso. Questo è vero anche in Africa, anche se in Italia se ne parla molto poco.

Per questa ragione, è di grande interesse la lettura di un recente volume curato da due economisti africani, Joshua Yindenaba Abor, della University of Ghana Business School di Accra (Ghana) e Charles Komla Delali Adjasi, della University of Stellenbosch Business School di Cape Town (Sudafrica).

Raccogliendo contributi di economisti, dirigenti di istituzioni bancarie e del mondo della finanza in Africa, tra cui oltre una trentina del Ghana, diversi dal Sudafrica e alcuni da Paesi come Kenya, Etiopia, Mauritius, Nigeria e Uganda, il volume di oltre mille pagine tratta in modo ampio temi e analisi macroeconomiche, passando per le strutture di mercato e le prestazioni delle banche centrali, fino a temi nuovi come l’inclusione finanziaria e le FinTech, e l’impatto della pandemia da COVID-19 sui sistemi finanziari africani. Una trattazione estesa, con alcuni capitoli più tecnici (come, per esempio, il contributo sulla struttura del mercato bancario e la concorrenza in Africa, che presenta un’applicazione del modello di breve periodo di Bresnahan e Lau per la determinazione empirica del potere di mercato di una banca media), che contribuisce a cogliere sviluppi recenti dei sistemi finanziari africani.

Non c’è dubbio che le evidenze sulle dinamiche in corso in Africa del settore bancario e finanziario in genere, ma anche dell’inclusione finanziaria, come pure l’analisi dell’evoluzione dei servizi finanziari digitali, diventano un importante contributo al discorso sullo sviluppo. In Africa, come altrove, il sistema finanziario teoricamente ha la funzione intermediatrice di consentire di effettuare transazioni finanziarie tra unità economiche in attivo e unità economiche in passivo. È composto da denaro, strumenti finanziari, mercati finanziari, istituzioni finanziarie e regolatori finanziari che dovrebbero facilitare le interazioni tra le unità in surplus e quelle in deficit. Le funzioni del sistema finanziario sono numerose e tutte critiche: comprendono la mobilitazione del risparmio e l’allocazione delle risorse, la facilitazione dell’accesso al finanziamento del debito da parte dei governi, l’offerta di opportunità per gli investimenti, la fornitura di mezzi per la gestione del rischio, la fornitura di un sistema di compensazione e di pagamenti/regolamenti e la fornitura di mezzi per il monitoraggio degli investimenti.

Tuttavia, i sistemi finanziari dell’Africa subsahariana sono considerati poco sviluppati, evidenziando un divario di sviluppo finanziario rispetto ad altre economie in via di sviluppo. Oggi, i sistemi finanziari dell’Africa tendono a essere basati sulle banche, il che implica che i settori bancari svolgono un ruolo più significativo rispetto ai mercati dei capitali. Tuttavia, gli indicatori del settore bancario in Africa sono ancora inferiori a quelli di altre regioni del mondo. La penetrazione bancaria è ancora bassa in molti Paesi africani, con servizi bancari in gran parte limitati alle comunità urbane. Sebbene l’inclusione finanziaria (ovvero la percentuale di adulti nell’Africa sub-sahariana con un conto bancario) sia aumentata, la percentuale è ancora bassa rispetto ai Paesi emergenti e al resto del mondo. Sono stati identificati diversi fattori che contribuiscono al basso livello di inclusione finanziaria, tra cui l’inadeguatezza delle infrastrutture di supporto, gli elevati costi di transazione, il regime normativo sfavorevole, il basso livello di alfabetizzazione finanziaria, gli alti tassi di povertà e i pregiudizi comportamentali.

Di più, il settore bancario africano è altamente inefficiente (il che è dimostrato dagli alti costi generali delle banche e dall’elevato margine di interesse) ed è dominato da banche straniere. La maggiore presenza di banche straniere nello spazio bancario africano non è la conseguenza del colonialismo; è piuttosto il risultato delle riforme del settore finanziario attuate da alcuni Paesi africani, che hanno portato all’apertura dei mercati africani all’ingresso di operatori stranieri. Anche le banche di proprietà dello Stato dominano il settore bancario in alcuni Paesi africani.

La situazione, a ben guardare, presenta molte differenze all’interno del continente, come dimostra la realtà dei settori bancari di Botswana, Malawi, Nigeria, Seychelles e Sudafrica, molto più capitalizzati e dinamici che nel resto del continente. Inoltre, sfide inedite si pongono allo sviluppo dei vari aspetti dei sistemi finanziari africani, a seguito dell’impatto della pandemia da COVID-19 che ha avuto effetti profondi e diversificati sui sistemi finanziari africani.

Un volume corposo e ricco di informazioni per studiosi e policy makers sulle questioni teoriche, empiriche e politiche relative al settore bancario e finanziario in Africa, a condizione che non si dimentichino i tanti fattori di rischio e i presupposti teorici molto opinabili dell’ipotesi dell’efficienza dei mercati finanziari stessi, che appare ricorrente anche in diversi saggi.