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In libreria – Handbook of Internal Migration in India

Un volume di S. Irudaya Rajan* e Sumeetha M.**

Redazione

Le migrazioni internazionali sono un fenomeno di grande importanza, soprattutto nella fase attuale della globalizzazione, che sta ricevendo molta attenzione da parte della comunità scientifica, del mondo politico e dell’opinione pubblica. È difficile prevedere quale sarà l’urto della pandemia del Covid-19 sui nuovi flussi migratori, all’indomani dell’allentamento delle misure di lock-down e di chiusura delle frontiere che hanno interessato moltissime parti del mondo, congelando le popolazioni emigrate là dove si trovavano e impedendo temporaneamente nuovi flussi. Tutto ciò, inevitabilmente, avrà effetti.

Un fenomeno complementare, che riceve complessivamente molta meno attenzione su scala internazionale, pur essendo altrettanto strutturale e addirittura più ampio in termini di numero di persone interessate dagli spostamenti, è quello delle migrazioni interne.

Le migrazioni interne sono un fenomeno storicamente rilevante, come dimostra la storia recente e non solo dell’Italia. A livello mondiale, si stima che i migranti interni siano più di quattro volte il numero dei migranti internazionali. Guardando i dati relativi alla dinamica storica del fenomeno, scopriamo che il numero dei migranti interni è cresciuto molto rapidamente nel corso degli ultimi decenni, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo (PVS).

L’India, ad esempio, è un sub-continente destinato entro i prossimi sette anni a superare la Cina per numerosità della popolazione, diventando il paese con più abitanti al mondo. In India, come nella maggior parte dei paesi, non vi sono generalmente restrizioni ai movimenti interni e il numero di migranti interni – così definiti in base al luogo di residenza – era di 454 milioni secondo l’ultimo censimento del 2011. Si tratta di un aumento del 45% rispetto ai 309 milioni (di cui quasi il 70,7% donne, che costituiscono una percentuale elevata di migranti rurali, a causa soprattutto del matrimonio) registrati nel 2001. Questo supera di gran lunga il tasso di crescita della popolazione – del 18% nel periodo 2001-2011 – evidenziando una elevata propensione alla migrazione interna. La percentuale dei migranti interni rispetto al totale della popolazione è aumentata dal 30% nel 2001 al 37% nel 2011.

Nonostante il significativo aumento delle migrazioni interne registrato nel 2011, la natura del movimento rimane relativamente invariata dal 2001: la maggioranza (62%) si trova all’interno dello stesso distretto; un altro 26% è di mobilità tra distretti all’interno dello stesso stato; solo il 12% dei movimenti è interstatale, il che è da interpretare come un indicatore delle difficoltà legate alla non portabilità tra stati dell’India dei diritti acquisiti e dell’impiego anche nella Pubblica amministrazione.

In ogni caso, supponendo che la stessa traiettoria registrata nel decennio 2001-2011 si sia mantenuta nel decennio successivo, ci sarebbero attualmente qualcosa come 600 milioni di migranti interni nel paese, oltre due volte il totale dei migranti internazionali a livello mondiale.

Di grande attualità e molto apprezzabile come tentativo di affrontare le lacune negli studi sulle migrazioni interne è, pertanto, il corposo volume di quasi 800 pagine pubblicato dalla casa editrice Sage, un vero e proprio manuale sulle migrazioni interne in India costituito da 56 capitoli tematici. Il manuale è diviso in otto sezioni: prospettive macro, prospettive a livello statale, migrazioni e caste, migrazione e genere, migrazione e urbanizzazione, migrazione e politica, questioni emergenti e politica migratoria. I curatori S. Irudaya Rajan (del Centre for Development Studies, Università di Thiruvananthapuram) e Sumeetha M. (della Christ University di Bangalore) hanno riunito alcuni dei principali esperti del settore per realizzare un volume interdisciplinare, sfaccettato e stimolante sul tema dei migranti interni e le loro dinamiche tra gli stati indiani. Primo nel suo genere, questo manuale fornisce nuove informazioni su processi, tendenze, determinanti, differenziali e dinamiche della migrazione interna e le sue interconnessioni con individui, famiglie, economia e società.

Nel volume sono stati utilizzati i big data, come i censimenti indiani, le indagini campionarie su scala nazionale, le indagini campionarie sullo sviluppo umano in India, le inchieste sulla migrazione del Kerala e i dati a livello micro raccolti da ricercatori in gran parte dell’India, approfondendo sfaccettature meno note delle migrazioni interne.

Sarebbe impossibile, per ragioni di spazio, dar conto dei numerosi e pertinenti temi approfonditi in relazione alle migrazioni interne, come la questione dei cambiamenti climatici, quella di genere, l’urbanizzazione, il sistema delle caste e le migrazioni tribali, le migrazioni degli studenti, le reti sociali, la crescita della diaspora, le rimesse e i costi sociali della migrazione, la religione, la politica e l’evoluzione delle politiche migratorie. Resta il fatto che le migrazioni temporanee all’interno dell’India continuano a rappresentare un’importante strategia di sostentamento per milioni di migranti, con un impatto diretto sulla struttura socio-politica ed economica del paese. Come si è visto altrove , l’emergenza Covid-19 ha messo a nudo le vulnerabilità, le discriminazioni e, al tempo stesso, l’estensione del fenomeno delle migrazioni interne in India. È dunque prezioso il contributo di questo volume.

In India, come negli altri PVS, il processo di urbanizzazione è strettamente correlato a quello delle migrazioni interne e l’intricata relazione tra migrazioni e città è diventata sempre più importante per la pianificazione e l’elaborazione delle politiche. Più della metà della popolazione mondiale vive oggi nelle aree urbane. Entro il 2050, i due terzi della popolazione del nostro pianeta risiederà nelle aree urbane; quasi tutta la crescita futura della popolazione mondiale nei prossimi decenni sarà spiegata dal numero crescente di abitanti delle città, a cominciare dalle megalopoli. Tutto ciò sarà particolarmente vero in India.

L’economia e le politiche neoliberiste adottate nel paese negli ultimi decenni hanno accelerato il ritmo delle migrazioni interne e hanno indotto una crescita irregolare di città e aree urbane. Il processo dello sviluppo è stato asimmetrico in India, attirando manodopera dalle regioni sottosviluppate nei centri di produzione e nelle megalopoli. Impressionante per numeri è il flusso di lavoratori migranti dalle zone nord-orientali dell’India verso l’estremo sud in Kerala, come pure dei lavoratori migranti che si sono spostati dall’est del paese verso lo stato centro-occidentale Maharashtra, il cui perno gravitazionale è rappresentato dalla frenetica capitale Mumbay. In India, il nuovo modello idealizzato di smart city, diffuso in Asia come in Europa e basato su un’immagine accattivante di città moderne e intelligenti, fondate su una pianificazione urbanistica all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, si sta sostanziando in poli di attrazione della forza lavoro proveniente da zone depresse e marginalizzate. Urbanizzazione, crescita del settore dei servizi, sviluppo delle infrastrutture e crescita dell’occupazione nel settore informale dell’economia richiedono abbondanza di forza lavoro a buon mercato nelle città, ben incarnata dai migranti interni.

I curatori del volume chiariscono che la sostanza della nuova configurazione della relazione tra lavoro e capitale è che il lavoro subisce emarginazione, frammentazione, violenza, vulnerabilità, mancanza di accesso adeguato ai servizi sociali, vari livelli di sfruttamento, esclusione e mancanza di potere contrattuale. La condizione insicura dei migranti urbani poveri – oggi la fascia più esposta ai contraccolpi sociali ed economici delle misure di distanziamento sociale adottate per contrastare la diffusione del Covid-19 – è molto influenzata dalla struttura delle relazioni sociali e delle relazioni produttive nelle diverse aree dell’India.

Si tratta di un flusso continuo di lavoratori migranti che non è adeguatamente registrato dai dati del censimento o delle indagini campionarie nazionali, poiché spesso le statistiche ufficiali ignorano i movimenti migratori a breve termine o di tipo circolare laddove, per inciso, anche il termine “circolare” ha un connotato che oscura la reale natura di scelta forzata, dettata dalla carenza di capitale fisico e sociale e dalla necessità di vendere il proprio lavoro in un arco di tempo limitato piuttosto che dall’esercizio del libero arbitrio, con il rischio peraltro di rimanere intrappolati in una relazione di schiavitù del debito contratto per il progetto migratorio.

Spesso i lavoratori migranti che risultano inesistenti scorrendo i dati statistici, diventano inesistenti anche per le politiche pubbliche. Invece, le città e i governi interessati a livello statale e dell’intera India dovrebbero pianificare e coordinare le loro attività, tenendo conto dell’interazione tra migrazione e urbanizzazione. Nel volume si legge, per esempio, che ai milioni di persone che migrano dovrebbero essere forniti lavoro, alloggio e assistenza per garantire l’accesso ai servizi essenziali; eppure proprio la pandemia di Covid-19 evidenzia come poco si sia fatto in proposito. Allo stesso modo, mentre i mercati del lavoro in India si stanno trasformando – con sempre più migranti interni che vanno ad ingrossare le fila dei milioni di lavoratori del settore informale, semplicemente perché i lavoratori migranti hanno spesso difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro formale, collegati ad una rete sociale che ha un limitato potere contrattuale – il problema non è stato affrontato politicamente in modo efficace, e durante il lock-down imposto per contenere il diffondersi del Covid-19, i nodi sono venuti al pettine. L’India si scopre abitata da milioni di cittadini vulnerabili e lontani da casa e dai familiari, migranti interni che sono l’ossatura della forza lavoro impiegata nel settore informale dell’economia, lavorando in condizioni non dignitose, con retribuzioni inferiori al salario minimo così da mantenere le industrie nazionali competitive e d’interesse per gli investimenti.

Ovviamente, il volume non tiene conto della pandemia di Covid-19. Tuttavia gli autori approfondiscono nodi strutturali che occorre conoscere per comprendere quello che sta succedendo, come la tendenza generale delle migrazioni interne ad interessare principalmente i giovani (maschi), evidenziando il ruolo del cosiddetto dividendo demografico nell’accelerare i processi migratori in India.

Una percezione comune è che le migrazioni interne siano un movimento per ragioni di lavoro relativamente più semplice rispetto alle migrazioni internazionali, perché i confini interni sono porosi e il presupposto di rimanere nel proprio paese rende l’allontanamento da casa meno traumatico. Molti dei capitoli del volume ci ricordano che, al contrario, preoccupazioni evidenti relative a salari, condizioni di lavoro, problemi di identità, organizzazioni dei lavoratori, povertà, sono spesso un fatto reale che pesa sulle condizioni di vita dei migranti interni in termini di disuguaglianze e discriminazioni che la prospettiva politica, in India come altrove, ignora.

Proprio sul tema delle policy si focalizzano i capitoli conclusivi del volume, tenendo presente che l’India è un caso molto significativo, se non altro perché è l’unico paese nell’Asia meridionale che ha una legislazione specifica sulle migrazioni interne per proteggere i lavoratori migranti che si muovono tra gli stati dell’India. Purtroppo, nonostante le leggi e i regimi di protezione dei diritti dei lavoratori migranti, gli autori del volume concordano sul fatto che l’attuazione di queste leggi sia sostanzialmente mancata, il che significa che il quadro normativo ha avuto un impatto molto limitato sulle condizioni di vita dei migranti. Infatti, in uno “spettro” di vulnerabilità, i lavoratori locali delle grandi città si trovano ad affrontare diverse barriere all’accesso ai servizi di protezione sociale, ma le barriere diventano decisamente maggiori per i migranti interni. E se i migranti interni sono numericamente una quota così rilevante della popolazione totale in India, non solo il destino delle disuguaglianze economiche, sociali e politiche dipenderà da quanto le politiche riconosceranno piena cittadinanza e diritti ai migranti interni, ma lo stesso destino in termini di benessere e qualità della vita della popolazione indiana non migrante, la sua dimensione e composizione saranno condizionate dalla realtà delle migrazioni interne.