Uruguay Opinioni

Il degrado del Rio de la Plata

Rijo Ferreira Janeth

Il Rio de la Plata, sulle cui sponde sorgono le città di Buenos Aires e Montevideo, è ammalato. L’alto livello del suo inquinamento non è un argomento molto noto né adeguatamente discusso, poiché vi sono in gioco interessi privati di grande influenza sull’economia e la politica di Argentina e Uruguay, i due paesi che il fiume unisce.

Il Rio de la Plata fornisce acqua potabile a cinque milioni di argentini, sulle sue rive si trovano i porti di Montevideo e Buenos Aires, è navigabile e possiede una zona di porti nautici e una zona balneare, in particolare sulla riva uruguaiana. Oltre al turismo interno ogni anno vi si recano più di tre milioni di turisti stranieri, in gran parte attirati dalle sue spiagge balneari, tra cui la più esclusiva del Sudamerica, Punta del Este.

Nell’estate del 2019 l’opinione pubblica uruguaiana è stata allarmata dalle notizie sulla situazione delle sue spiagge. L’aumento in quantità e diffusione dei cosiddetti cianobatteri sulla costa, da Carmelo (sul Rio de la Plata) fino a Rocha (sull’Oceano Atlantico), riguarda circa 400 chilometri di litorale.

Cosa sono i cianobatteri?

Si tratta di microscopiche alghe (batteri) di color verde fluorescente, che si riproducono grazie alla mancanza di ossigeno nell’acqua, a sua volta dovuta a un eccessivo tasso di inquinamento chimico e biologico. La presenza di cianobatteri conferisce alle acque una colorazione verde fluorescente, il cui grado d’intensità è direttamente proporzionale alla loro quantità.

L’attuale livello di inquinamento è tale che il Prof. Daniel Panario della UDELAR (Università della Repubblica dell’Uruguay) ha ammonito che “il Rio de la Plata potrebbe finire per essere classificato come una zona marina priva di vita”. In Argentina la presenza di acque eutrofiche con cianobatteri nei campioni studiati supera i valori ritenuti adeguati al consumo umano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo il rapporto di INBIOTEC (Istituto di Ricerca su Biodiversità e Biotecnologia).

A ciò bisogna aggiungere il fatto che in Argentina, secondo i ricercatori dell’Università di Salta, Andrea Vidaurre, Liliana Moraña, Florencia Alvarez e Monica Salusso, la normativa non prevede il controllo delle tossine nell’acqua potabile, poiché sul territorio nazionale solo pochi impianti di potabilizzazione effettuano una verifica sulle alghe e un’identificazione delle loro tossine.

In Uruguay, nel corso delle ultime estati, la presenza di cianobatteri è aumentata e nell’estate del 2019 ha toccato il suo picco più alto. La loro presenza è stata registrata sul finire degli anni Novanta e a partire dal 2000 viene monitorata dalla Direzione Nazionale per l’Ambiente (DINAMA).
Se la situazione descritta dovesse continuare ci troveremmo di fronte a un’imminente catastrofe sanitaria, non solo in Uruguay ma anche in Argentina.

Come si è arrivati a questo punto?

A partire dagli anni Novanta, in tutto il bacino del Rio de la Plata si è accelerato il processo di passaggio del controllo dei terreni in mano a stranieri. Vastissime piantagioni agroindustriali sono diventate di proprietà di società multinazionali che hanno incrementato le aree destinate alla produzione e il loro rendimento, grazie a monocolture di soia e alberi per cellulosa. Tale processo ha fatto sì che la popolazione locale non abbia più voce in capitolo sulle decisioni relative all’utilizzo delle risorse e alla sua regolamentazione, o sulla loro protezione.

Per diminuire i costi di produzione e migliorare la redditività è stato intensificato l’uso di fertilizzanti, con la tecnica della “lavorazione zero”. Queste società non effettuano una preparazione preliminare del suolo per mezzo di strumenti meccanici come aratri o trattori, ma la sostituiscono con l’uso di erbicidi chimici per eliminare la vegetazione e quindi procedere alla semina. Nel 2014, con la cifra di 24.654 tonnellate, in Uruguay è stato raggiunto il record di importazione di prodotti chimici per uso agricolo.

La soia transgenica

Occorre sottolineare che la principale monocoltura delle piantagioni agroindustriali è la soia transgenica. È in corso una straripante moltiplicazione delle coltivazioni intensive di questo legume, un prodotto la cui destinazione principale è l’alimentazione di pollame, suini e bovini allevati altrove. Il livello di domanda di questo cibo per animali da allevamento sul mercato internazionale è talmente elevato che in Argentina il 60% di tutte le coltivazioni sono costituite da monocolture di soia transgenica, percentuale che in Uruguay arriva quasi all’85%.
Questo genere di alimenti “alla Frankenstein” è resistente agli erbicidi, che sono invece molto dannosi per il suolo, come il glifosato che da decenni ormai, sotto l’azione delle piogge, inquina i terreni, il sottosuolo e la falda freatica (le acque sotterranee) in entrambi i paesi. Dal 2015, il glifosato è stato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come prodotto “probabilmente cancerogeno”.

I boschi di alberi OGM per la fabbricazione di cellulosa

In tutto il pianeta, le multinazionali sono ansiose di riuscire a produrre sempre più cellulosa, a causa del progressivo e globale aumento dei prezzi di questa materia prima. Spinta dall’aumento della domanda di cellulosa per la produzione di carte speciali, materiali adesivi e legno compensato, la coltivazione su larga scala di alberi geneticamente modificati si fa sempre più massiccia, senza tener conto delle gravi conseguenze che implica in termini di deterioramento degli ecosistemi naturali e dei radicali cambiamenti rispetto alla biodiversità prima presente in loco. Infatti, l’albero che viene coltivato in modo prevalente è l’eucalipto OGM, che consuma grandi quantità di acqua e danneggia in modo molto rapido le sostanze nutrienti del suolo.

L’eucalipto OGM e i danni per la salute umana

La produzione su larga scala di eucalipti OGM mira ad aumentare la produttività di legno e cellulosa grazie alla biogenetica, ma l’affannosa ricerca di profitti in questo settore sta producendo e produrrà in futuro gravi effetti sulla salute degli esseri umani.
Nagib Nassar, professore emerito all’Università di Brasilia, ha avvertito che prima o poi il problema degli eucalipti transgenici provocherà conseguenze nocive per la vita umana. Egli sottolinea infatti che  nell’eucalipto transgenico è stato introdotto un gene che ne accelera la crescita e che inoltre risulta resistente agli antibiotici.

La produzione di miele da parte di api infettate dalla fioritura sterile di queste piante comporterà anche la contaminazione degli esseri umani che consumano quel miele, rendendoli resistenti agli antibiotici, senza contare l’inquinamento dei favi degli alveari provocato da erbicidi e pesticidi chimici e il rischio di estinzione per le stesse api.

Ma nonostante tutto i governi di Argentina e Uruguay, con i loro regimi fiscali molto vantaggiosi per le imprese straniere, appaiono lanciati in una gara sfrenata a chi offre i maggiori incentivi alle società multinazionali che investono in queste colture, generando maggiori costi a carico delle popolazioni locali per la potabilizzazione dell’acqua destinata al consumo umano, anche a causa dell’uso del glifosato  nelle grandi superfici destinate a monocoltura o dell’effetto dei rifiuti prodotti dalle cartiere. 

Riprendendo alcune osservazioni del Prof. Daniel Panario in tal modo le risorse naturali vengono privatizzate ma i danni vengono socializzati, e così il costo della potabilizzazione dell’acqua diventa sempre più alto e viene pagato da tutti i consumatori.  

Conclusioni

  • Appare evidente che la cattiva gestione delle risorse idriche del Rio de la Plata deriva dallo scarso interesse da parte dei cittadini, dalla mancanza di coordinamento delle politiche pubbliche e dall’insaziabile brama di guadagno del settore privato. Il risultato è l’inquinamento indiscriminato delle sue acque. Ciò coinvolge vari paesi affacciati sul suo bacino, e anche gli affluenti nei territori di Argentina e Uruguay e quelli che si trovano in Brasile, Bolivia e Paraguay.
  • Era opinione ampiamente diffusa che il Rio de la Plata fosse talmente grande da poter resistere a qualunque impatto. Questa convinzione è crollata negli ultimi anni, a causa dell’insostenibilità della convivenza tra popolazione locale e produzione industriale, con effetti negativi per l’ambiente e per l’acqua potabile, di cui il Rio de la Plata è la maggiore fonte.
  • Chi controlla le grandi imprese transnazionali agricole e forestali acquista centinaia di migliaia di ettari di terra per trasformarli in grandi superfici destinate a monocolture di soia o di mais transgenico, o in boschi artificiali di alberi geneticamente modificati. Qui non esiste altro interesse se non quello di ottenere il maggior rendimento produttivo possibile per ettaro o addirittura per metro quadrato, come obiettivo finale del loro investimento.
  • L’utilizzo indiscriminato della biotecnologia genetica e dei prodotti chimici sta provocando un rapido aumento di malattie come il cancro, l’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi multipla e la depressione, come emerge dallo studio realizzato dal National Center for Health Research.
  • Tutto questo sta trasformando Argentina e Uruguay in paesi con un altissimo tasso di decessi causati da tumori di ogni tipo. L’Uruguay è il paese con la più elevata mortalità per cancro di tutta l’America Latina (144,8 decessi per ogni 100.000 abitanti).
  • Esistono vari studi sulla relazione tra l’uso di pesticidi e la comparsa di malattie cancerogene di genere neurotossico e neurodegenerativo.

Anche l’Unione Europea nel 2016 ha proibito l’uso di due tipi di erbicidi legati a casi di cancro, sterilità e malformazioni congenite, provvedimento che è stato ignorato in Argentina e in Uruguay.

Soltanto una massiccia reazione da parte della popolazione direttamente colpita potrà porre un freno agli interessi economici dei privati e alla negligenza dello Stato nei paesi interessati. Ma per ora i cittadini sembrano restare inerti di fronte al terribile destino che li attende e i governi di turno continuano a firmare con le multinazionali accordi o contratti, che coinvolgono anche casi di corruzione di funzionari pubblici. Ciò permette che vengano effettuati legalmente interventi economici che vanno a danno degli interessi dei cittadini.