Indonesia Editoriali

Una visione riduttiva del concetto di povertà

Samir Namira

In qualità di principale strumento macroeconomico, il bilancio dello Stato dovrebbe creare i presupposti per una crescita equilibrata, attraverso interventi e programmi in grado di assicurare più equità ai meno privilegiati. Se i finanziamenti fossero stanziati in modo efficiente, non dovremmo preoccuparci dell’accesso dei meno abbienti all’istruzione, alle cure sanitarie, all’assistenza finanziaria o del soddisfacimento delle loro necessità di base. Tutto procederebbe senza intoppi. Tuttavia, lo spettacolo cui stiamo oggi assistendo è diverso dalle nostre aspettative. I progressi sono stati lenti e stanno aumentando le notizie che esprimono il timore di non riuscire a porre fine alla povertà entro il 2030.

La colpa non è dei responsabili politici. Dipende piuttosto dal fatto che la povertà è stata trascurata da quasi tutti. Ci sono pregiudizi su come possiamo porre fine alla povertà, sul fatto che l’assenza dei bisogni di base sia proprio il motivo per cui i poveri sono poveri.

Probabilmente alcuni di voi avranno visto il famoso documentario “Poverty, Inc”, che critica pesantemente l’eccesso di supporto alle necessità di base, che indebolisce le imprese locali causando in ultima analisi il rallentamento della crescita economica.

Tuttavia, non è questo l’unico motivo per cui dobbiamo stare attenti all’eccesso di aiuti sociali. Nel mio precedente articolo sostenevo che l’assistenza sociale ha un effetto depotenziante, in quanto non trasferisce ai poveri la capacità risalire lungo la scala del benessere. Offrire continuamente aiuti gratuiti ai poveri dà l’impressione che l’assistenza sociale tratti i bisognosi come oggetto dello sviluppo, quando in realtà dovrebbero esserne il soggetto.

Per certi versi, l’ampia offerta di assistenza sociale è interpretata come prova di una forte determinazione politica verso l’eliminazione della povertà stessa. L’Indonesia, ad esempio, è un paese che promuove l’assistenza sociale come meccanismo di riduzione della povertà. La quantità di assistenza sociale nel paese continua ad aumentare di anno in anno e per il momento sembra che niente e nessuno possa cambiare quest’orientamento. La dipendenza dalla sola assistenza sociale comporta la totale elasticità del tasso di povertà, che cambierà in risposta alla quantità di assistenza offerta. Questo non sarebbe dovuto succedere.

Non c’è dubbio che la volontà politica giochi un ruolo determinante quando si stabiliscono le priorità destinate ai meno fortunati. Tuttavia, le decisioni non avranno nessun impatto se non si usano i meccanismi appropriati o non si fanno i passi necessari a concretizzare il supporto. Sarebbe come dire “sono una femminista”, ma non fare altro che unirsi alla Marcia delle donne e mettere la parola “femminista” sul proprio profilo social, senza fare effettivamente nulla di concreto per l’emancipazione delle donne. Porre fine alla povertà richiede un progresso reale e ciò non avverrà attraverso l’assistenza sociale.

Mahmoud Mohieldin sostiene che le conoscenze su come affrontare la povertà e le disuguaglianze sono lacunose. Va detto che non potrebbe avere più ragione. Alexis de Tocqueville nel suo libro “Democrazia in America suggerisce che un sistema amministrativo regolare e di natura permanente che miri a migliorare il benessere dei meno abbienti porterà più infelicità che rimedio alla questione.

Così facendo forse il governo manifesta una sorta di umana benevolenza che è profondamente radicata non nella storia ma in noi stessi, una forma di compassione innata verso coloro che hanno una vita meno agiata della nostra. Indipendentemente dalle dimensioni della nostra ricchezza, se passando per strada vediamo un bambino o un anziano seduto sul marciapiede senza scarpe ai piedi e palesemente affamato, il desiderio di aiutarlo sorge spontaneo. Non ci penseremmo un istante, è naturale.

Un simile stato d’animo è quello mostrato anche da Blake Mycoskie, che ha deciso di prendere in gestione Toms Shoes, un’azienda impostata su un concetto di imprenditorialità sociale che ha assunto l’impegno di donare un paio di scarpe ai bisognosi in certi paesi per ogni paio di scarpe venduto. Prese la decisione di dirigere l’azienda dopo aver visto personalmente i poveri bambini di Haiti senza scarpe ai piedi.

Nonostante le sue buone intenzioni, Mycoskie non si rendeva conto delle conseguenze dell’invio di scarpe gratis ai poveri. Non immaginava che la sua azione avrebbe distrutto i produttori locali di scarpe, impedendo loro di generare i profitti necessari alla sopravvivenza delle imprese e al pagamento dei dipendenti. Una diminuzione della domanda comporta una minore produzione e quindi una riduzione del lavoro necessario. Secondo la legge di Okun, un aumento della disoccupazione va di pari passo con la diminuzione della produzione. Se ci sono più disoccupati aumenta il numero di persone che non riescono a sostenere economicamente le proprie famiglie che, in realtà, nella maggior parte dei casi sono costituite da più persone. Quindi costoro indosseranno le scarpe solo senza un lavoro?

Per ogni centesimo speso dal bilancio dello Stato bisogna tenere attentamente in considerazione le conseguenze economiche. Ciò che migliora le condizioni di vita dei poveri non sono il cibo o le scarpe gratis. Hanno bisogno di libertà economica, di poter decidere ciò che è giusto o sbagliato per migliorare la propria vita, grazie a un reale trasferimento di potere. È quindi un milione di volte meglio che i soldi siano utilizzati per programmi di empowerment economico, attraverso i quali i poveri imparino a gestire piccole imprese che potrebbero dar loro la possibilità di assumere la responsabilità del proprio futuro.

Porre fine alla povertà è una responsabilità condivisa e ci vorrà un duro lavoro perché ciò accada. I responsabili politici devono tener conto dei progressi complessivi compiuti e di cosa accadrà se continuiamo ad andare nella stessa direzione, utilizzando sempre lo stesso vecchio meccanismo.

Il governo deve rendersi conto che la volontà politica deve andare di pari passo con interventi appropriati per affrontare la povertà, a seconda del luogo in cui si verifica. Nei paesi sviluppati, con tassi di povertà estrema prossimi allo 0%, potrebbe essere possibile superare la povertà con la sola assistenza sociale, semplicemente perché l’istruzione e l’assistenza sanitaria sono già pienamente garantite dal governo. Ma i paesi in via di sviluppo richiedono iniziative che vanno al di là dei limiti di ciò che si può fare con i soli aiuti umanitari.

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–  Jonathan McIntosh [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)]