Mondo Editoriali

La povertà multidimensionale secondo la metodologia Alkire-Foster

Delboy Céspedes Mauro Oscar Lua

Il primo obiettivo di sviluppo sostenibile proposto dalle Nazioni Unite è la fine della povertà mondiale, considerata terreno fertile di molti comportamenti criminali, come la tratta di esseri umani o il traffico di droga.
La spinta a realizzare questo articolo viene dalla definizione di un nuovo approccio che consenta di parlare di povertà e di osservare a quante limitazioni debbano far fronte famiglie o individui considerati poveri, valutando al tempo stesso la “profondità” della povertà di tali nuclei familiari.

Quando pensiamo al concetto di povertà, lo associamo istintivamente a una persona che non ha un reddito disponibile per far fronte alle necessità più immediate. Tuttavia, questo approccio è considerato unidimensionale, poiché utilizza il solo reddito come indicatore di povertà. Invece, vari analisti hanno definito un concetto multidimensionale che non si limita al solo reddito, ma tiene conto anche di altre variabili che offrono una nuova prospettiva sulla povertà.

L’approccio multidimensionale alla povertà (Alkire e Foster, 2007) propone una nuova metodologia che definisce se individuo si trovi in una o più dimensioni di povertà, secondo i cinque parametri seguenti:
• Condizioni educative del nucleo familiare.
• Condizioni dell’infanzia e della gioventù.
• Lavoro
• Salute.
• Accesso ai servizi di base.
Si ritiene che un individuo si trovi in una situazione di povertà se, attraverso prove empiriche, si riscontri il mancato accesso a una di queste cinque dimensioni. In sintesi, se un individuo ha un lavoro (e, quindi, un reddito) ma non ha accesso a un servizio sanitario in condizioni ottimali, sarà comunque considerato povero.

• La prima dimensione, denominata “condizioni educative del nucleo familiare” (Condiciones Educativas de Hogar, CEH), è definita da due variabili fondamentali: “livello di istruzione” (1) e “analfabetismo” (2). Il livello di istruzione è calcolato in base all’istruzione media delle persone dai 15 anni in su, appartenenti ad uno stesso nucleo familiare. Seguendo la metodologia Alkire-Foster, se il numero medio di anni di istruzione in una famiglia è inferiore a 9 anni, questa sarà considerata carente di istruzione. Per quanto riguarda la seconda variabile, l’analfabetismo, il nucleo familiare sarà considerato mancante di alfabetizzazione se c’è almeno un componente maggiore di 15 anni che non sappia leggere o scrivere.

• La seconda dimensione, denominata “condizioni dell’infanzia e della gioventù” (Condiciones de la Niñez y la Juventud, CNJ), è definita da quattro variabili: frequenza scolastica (3), ritardo scolastico (4), accesso ai servizi per la cura della prima infanzia (5) e lavoro minorile (6). Se almeno un bambino in età compresa tra i 6 e i 16 anni in un nucleo familiare non frequenta la scuola, si ritiene che tale nucleo è carente secondo la variabile “frequenza scolastica” (3). Il nucleo familiare presenterà invece una carenza secondo la variabile “ritardo scolastico” (4) alle seguenti condizioni: se in famiglia c’è un bambino di 7 anni che non abbia almeno un anno di istruzione, o un bambino di 8 anni che non abbia almeno due anni di istruzione, o un bambino di 9 anni con almeno tre anni di istruzione, e via discorrendo fino a verificare se in famiglia ci sia una persona di 17 anni che abbia meno di 11 anni di istruzione alle spalle. Per quanto riguarda “l’accesso ai servizi per l’assistenza all’infanzia” (5), una famiglia sarà ritenuta carente secondo questa variabile qualora i bambini tra 0 e 5 anni ad essa appartenenti non abbiano accesso simultaneo alla salute, alla nutrizione e all’istruzione iniziale. Va notato che se anche una sola di queste tre condizioni non è soddisfatta il nucleo familiare sarà comunque classificato carente secondo questa dimensione. Allo stesso modo, secondo la variabile “lavoro minorile” (6) una famiglia sarà ritenuta carente se vi sia almeno un figlio tra i 12 ei 17 anni che si trovi in condizioni di lavoro minorile.

• La terza dimensione, quella del “lavoro”, è composta da due variabili: la “disoccupazione di lunga durata” (7) e “l’occupazione formale” (8). Se un individuo appartenente alla popolazione economicamente attiva risulta disoccupato da oltre 12 mesi, la sua famiglia sarà considerata in privazione secondo la prima variabile. Allo stesso modo, se qualcuno dei componenti del nucleo familiare non è iscritto al sistema pensionistico, la sua famiglia sarà considerata in privazione secondo la variabile “occupazione formale”.

• La quarta dimensione, quella della “salute”, si compone a sua volta di due variabili: “l’assicurazione sanitaria” (9) e “l’accesso ai servizi sanitari” (10). Se un solo membro della famiglia di età superiore a 5 anni non ha un’assicurazione sanitaria, la sua famiglia sarà considerata carente secondo questa variabile. Nel caso invece che un membro della famiglia, ammalatosi nel corso dell’ultimo mese, non si fosse recato da un medico generico a causa dell’assenza di ospedali, il suo nucleo familiare di appartenenza verrebbe considerato in uno stato di privazione secondo questa variabile.

• La quinta e ultima dimensione proposta dalla metodologia Alkire-Foster, “l’accesso ai servizi di base” (Acceso a servicios básicos), si compone di cinque importanti variabili: l’accesso a una fonte di acqua potabile sicura (11), il servizio fognario (12), il materiale dei pavimenti (13), il materiale delle pareti e degli esterni (14) e il sovraffollamento critico (15). L’assenza di servizi pubblici, quali condutture per l’acqua potabile e fognature nelle abitazioni, indicherebbe la condizione di privazione, rispettivamente secondo le variabili (11) e (12), mentre se i pavimenti delle case fossero di terra o privi di rivestimento in ceramica, tali abitazioni verrebbero considerate in stato di privazione secondo la variabile (13). La variabile (14) si riferisce al fatto che le pareti esterne della casa possono esser realizzate con materiali quali zinco, stoffa, cartone, tavole, scarti di legno grezzo o addirittura possono non esservi le pareti. Quando questa situazione si verifica in una delle case analizzate, si parlerà di privazione relativamente a questa variabile. La variabile (15) si riferisce al numero di persone che dormono in una stanza (con esclusione della cucina, del bagno e del garage) quando questo sia uguale o maggiore di 3. Evidentemente, laddove ciò si verifichi, la famiglia in questione sarà considerata in privazione secondo questa variabile.
Va notato che la metodologia Alkire-Foster considera un nucleo familiare in estrema povertà quando risulti in privazione secondo 5 o più variabili sulle quindici precedentemente illustrate. Come si può vedere, tale metodologia presenta un quadro più completo rispetto al classico indice di povertà multidimensionale (Multidimensional Poverty Index, MPI) poiché consente di effettuare l’analisi sia internamente a una dimensione, sia trasversalmente e tra più dimensioni, permettendo così di determinare il contributo marginale di ciascuna delle variabili considerate. Il metodo Alkire-Foster offre una maggiore flessibilità nell’analisi delle dimensioni, degli indicatori e dei pesi assegnati alla misurazione della povertà.

In sintesi, la metodologia utilizza un metodo di calcolo in due stadi successivi: il primo stadio (tradizionale) è chiamato “metodo di identificazione” e mostra se un nucleo familiare o un individuo risultino in stato di privazione secondo una certa dimensione, mentre il secondo stadio (nuovo) è chiamato “metodo di aggregazione” e consente di analizzare quanto sia consistente la privazione stessa all’interno di ciascuna dimensione.

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