Marocco Opinioni

Inefficienza degli investimenti e ruolo della spesa pubblica in Marocco

Abouelkhair Anass

È fuor di dubbio che gli investimenti rivestano un ruolo centrale nel promuovere la crescita e lo sviluppo economico. Da un punto di vista teorico, non si può negare l’importanza degli investimenti in termini di crescita e sviluppo economico attraverso l’espansione della capacità produttiva (economisti cosiddetti “dominanti” o mainstream), sia attraverso l’espansione della domanda aggregata (secondo gli economisti keynesiani). Questi ultimi investimenti sono correlati a vari indicatori macroeconomici e sociali, che hanno portato molti paesi a concentrare la propria azione sulle modalità di gestione delle scelte e delle decisioni di investimento, per favorire un clima migliore per lo sviluppo economico e la creazione di ricchezza.

In Marocco, il tasso totale medio degli investimenti a lungo termine (30,36% del PIL tra il 2009 e il 2017) è più alto di quello dei paesi a reddito medio-basso (26,52%), avvicinandosi piuttosto a quello dei paesi a reddito medio-alto (31,35%) per lo stesso periodo. Pochi paesi sarebbero in grado di portare avanti questo impegno per un lungo periodo di tempo; tuttavia, il paese è lontano dall’essere in cima alla classifica dei rendimenti degli investimenti. Dopo aver registrato tassi di crescita piuttosto elevati (8,1%) nel periodo 2000-2008, dal 2009 ad oggi la crescita complessiva degli investimenti è calata fino all’1,3%, contribuendo alla crescita economica per soli 0,4 punti, un apporto di 5,75 volte inferiore a quello osservato nel periodo precedente. Considerata la sua efficienza marginale, la crescita resta perciò molto debole. Infatti, l’ICOR (Incremental Capital-Output Ratio, un indice tradizionalmente utilizzato in economia per misurare la relazione macroeconomica tra l’ammontare di investimenti da realizzare in un dato anno e il conseguente aumento del PIL) di 7,2 è tra i più alti nel mondo: in altre parole, per ottenere un aumento dell’1% del PIL è necessario aumentare il rapporto investimenti/PIL di 7,2 punti percentuali.

Il benchmark calcolato dall’Alta commissione per la pianificazione (High Commission for Planning, HCP) evidenzia come molti paesi presentino un ICOR inferiore a quello del Marocco, a dimostrazione di una maggiore efficienza degli investimenti: Turchia (5,2%), Cile (4,2%), Malesia (3,5%) e, ancora meglio, Corea del Sud (2,9%). Con un tasso di investimento pari a circa il 28% del PIL, negli ultimi quindici anni i paesi emergenti e in via di sviluppo hanno raggiunto un tasso di crescita economica più elevato (6% all’anno in media) di quello del Marocco (4,4%), anche se quest’ultimo ha mantenuto un tasso d’investimenti di oltre il 30% del PIL nel periodo. Queste cifre hanno suscitato molta attenzione, in particolare tra gli economisti e nel governo, e hanno avviato un dibattito sulla debole performance dell’economia rispetto allo sforzo messo in atto dal paese in termini di investimenti.

Valutando più a fondo queste cifre, si nota che la dinamica degli investimenti privati, che dovrebbe essere il motore di qualsiasi processo di crescita, è in costante calo dal 2008, avendo registrato nell’ultimo decennio un tasso di crescita negativo (-0,5%), in forte diminuzione rispetto all’11,9% calcolato tra il 2004 e 2008. E se il tasso di ammortamento è ridotto, la diminuzione degli investimenti sarà ancora più drastica. La tendenza al ribasso degli investimenti privati nell’ultimo decennio è stata accompagnata da un rallentamento dell’attività economica, esemplificato dalla diminuzione della crescita del PIL non agricolo da una media annua del 4,7% nel periodo 2000-2008 al 3% tra il 2009 e il 2017.

Figura 1: Tasso annuale medio di crescita degli investimenti lordi nel settore privato e pubblico (2004-2008 e 2009-2016)

 

Fonte: Memorandum Pour un modèle alternatif de développement du Maroc

Data la gravità della situazione, le autorità pubbliche hanno messo a punto molti piani per dare nuovo respiro agli investimenti privati e migliorare la crescita economica. L’aliquota dell’imposta per le società è stata ridotta dal 35% al 30%, il che ha portato a una diminuzione del carico fiscale dal 25,9% al 20,9%. Analogamente, le agevolazioni per l’acquisto di beni strumentali (cioè, attrezzature) sono scese di 280 punti base tra il 2006 e il 2018. Altri incentivi fiscali negli ultimi anni non hanno cambiato la posizione degli investitori. Inoltre, le autorità pubbliche hanno realizzato molti progetti al fine di promuovere un clima imprenditoriale favorevole, consentendo al Marocco di guadagnare 67 posizioni nella classifica del Doing Business Index (predisposta dalla Banca Mondiale come misura della «facilità di fare impresa») in tempo record tra il 2009 e il 2018. Tuttavia, si deve notare che né gli investimenti privati né la crescita hanno recuperato.

In effetti, tutte le misure attuate nel recente periodo hanno mostrato i loro limiti in termini di rivitalizzazione degli investimenti privati e, di conseguenza, di crescita economica. Nonostante questo, le autorità pubbliche battono sempre sugli stessi tasti, ignorando il fatto che le capacità produttive continuano ad essere sottoutilizzate.

D’altra parte, le aziende possono avviare nuovi investimenti solo se c’è una forte domanda che preme sulla loro capacità produttiva, aprendo nuove prospettive di profitto. Il tasso di capacità produttiva non ha superato il 65% a partire dalla fine del 2015 (eccetto alcuni periodi) e ha iniziato a fluttuare intorno al 60% dal 2017. Questi numeri mostrano, a parere di chi scrive, che in Marocco il calo degli investimenti privati e il rallentamento della crescita economica sono una questione di domanda aggregata.

Figura 2: Tasso di utilizzazione della capacità produttiva

Fonte: CEIC Data

Il consumo delle famiglie non può svolgere il ruolo di stimolo degli investimenti privati e garantire una crescita elevata e sostenuta. Infatti, a parte il suo enorme contributo alla crescita (in media di circa il 61%), la sua evoluzione dipende dal reddito reale, il cui aumento nel lungo termine potrà verificarsi solo se si realizzano guadagni di produttività (con certe ipotesi di distribuzione). Quest’ultima è però cresciuta a un ritmo lento, ad una media dell’1,5% tra il 1990 e il 2017, troppo bassa rispetto a quella registrata nei paesi a reddito medio-basso (3,8%).

La componente esterna della domanda dipende tra l’altro anche dai guadagni di produttività. Questa componente registra però un deficit strutturale e il suo contributo alla crescita è, nel migliore dei casi, nullo.

Considerando i fatti fin qui riassunti, l’unica leva in grado di rilanciare gli investimenti privati e creare le dinamiche necessarie per una crescita economica sostenibile è la spesa pubblica, e in particolare la componente degli investimenti pubblici. Oltre a creare domanda e crescita tramite il moltiplicatore – un principio chiave dell’economia, introdotto negli anni Trenta, secondo cui un aumento della componente autonoma degli investimenti pubblici produce un aumento più che proporzionale del reddito nazionale, generando anche maggiore occupazione – quest’ultima influenza anche la capacità produttiva, e quindi la produttività in generale, sollecitando cambiamenti strutturali, in particolare stimolando il progresso tecnico attraverso politiche industriali. Quindi, gli investimenti pubblici possono svolgere il ruolo di catalizzatore degli investimenti privati, con esternalità positive sulla crescita.

Sulla base dei dati disponibili, il Marocco sta mettendo in atto un grande sforzo in termini di investimenti pubblici. Secondo il rapporto OCSE “Investissement public efficace pour un développement territorial inclusive et durable, 2018”, l’investimento diretto e indiretto da parte dell’intero settore pubblico è significativo e ammonta a circa il 17% del PIL (2015). Questo è il risultato di un considerevole spostamento degli investimenti pubblici in Marocco, che sono più che raddoppiati nel 2015 rispetto al decennio precedente. Considerando solo gli investimenti diretti dello Stato e delle autorità locali ed escludendo le imprese pubbliche, gli investimenti pubblici in senso stretto hanno rappresentato il 4,4% del PIL nel 2015, media superiore a quella dei paesi dell’OCSE (3,1%) che pone il Marocco al livello di paesi come Norvegia, Svezia e Slovenia.

Tuttavia, questi alti tassi di investimento pubblico sono in contrasto con lo stato dell’attività economica, che rimane modesta. Un rapporto dell’HCP del 2016 sottolinea che il tasso di crescita del Marocco non riflette lo sforzo di investimento compiuto negli ultimi anni. Questi numeri hanno avviato un dibattito sull’efficacia degli investimenti pubblici, in particolare sui mezzi necessari per rafforzare l’effetto delle politiche economiche e, in special modo, degli investimenti pubblici, sulla crescita economica.

Gli ostacoli a una politica di investimento pubblico efficace sono spesso più legati a questioni di governance e di scelta dei progetti e dei settori presi in considerazione dal governo. I calcoli del Fondo monetario internazionale mostrano che una migliore governance degli investimenti pubblici potrebbe aumentare i potenziali guadagni di questi investimenti del 30%. L’HCP ritiene che la trasformazione della struttura economica in Marocco, accompagnata dal continuo accumulo di capitale umano (ovvero, le conoscenze accumulate, le abilità acquisite e le competenze maturate dalle persone attraverso anzitutto l’istruzione e la formazione e sulla base di buone condizioni di salute) e dal miglioramento della governance, consentirebbero nel tempo incrementi di crescita di circa 3 punti percentuali. Secondo la stessa istituzione, una governance più efficace porterebbe ulteriori guadagni nella crescita economica di quasi un punto (Office of the High Commissioner, 2016).

Dal momento che il ritorno a una vigorosa crescita in grado di creare posti di lavoro richiede una nuova strategia di investimenti pubblici, la questione centrale resta come si possa migliorare la governance degli investimenti pubblici in Marocco. L’OCSE sottolinea a questo proposito il ruolo chiave svolto dalle autorità locali nello sviluppo economico e sociale del territorio, nel quadro di regionalizzazione avanzata perseguita dal Marocco. Al fine di evitare investimenti pubblici scollegati dalle esigenze specifiche dei diversi territori, sarebbe opportuno mobilitare le conoscenze locali e regionali per sviluppare strategie di investimento pubblico, e quindi investire secondo strategie regionali differenziate, che riflettano i vantaggi e le esigenze territoriali specifiche

Yasser Y. Tamsamani, economista marocchino, ha sottolineato l’importanza degli investimenti pubblici per rivitalizzare gli investimenti privati e, come corollario, la crescita economica. Ha affermato che il problema principale degli investimenti privati è la sottoutilizzazione permanente delle capacità produttive e che per dare nuovo respiro agli investimenti privati a brevissimo termine non c’è altra leva se non un investimento pubblico “utile”, caratterizzato cioè da massimo rendimento e in grado di garantire una coerenza e armonia d’insieme. L’idea è di concentrarsi su alcuni criteri di efficienza, efficacia e coerenza nella scelta dei progetti e dei settori interessati dagli investimenti pubblici, al fine di generare dinamiche distribuite quanto meglio possibile tra settori e territorio, soprattutto considerando che il margine di manovra rimane molto stretto a causa del vincolo di sostenibilità del debito pubblico (pari al 65,1% del PIL nel 2017, secondo il Ministero dell’economia e delle finanze marocchino).

Affinché gli investimenti pubblici siano “utili”, debbono soddisfare alcuni criteri.

Il primo riguarda la massimizzazione dell’effetto domino, che eviti perdite secche di valuta estera. Ciò significa focalizzare la strategia sui settori fortemente connessi tra loro a monte e a valle – backward and forward linkage, riprendendo un termine introdotto dal grande economista Albert Hirschman -, e sui comparti che forniscono quote elevate di input, preferibilmente prodotto localmente, alla produzione.

Inoltre, gli investimenti pubblici dovrebbero riguardare le aree in cui vi è una sottoutilizzazione del potenziale della produzione e anche tenere conto del posizionamento dell’economia nel suo ciclo, al fine di massimizzare l’effetto moltiplicatore.

In terzo luogo, le autorità pubbliche dovrebbero realizzare investimenti pubblici in grado di generare esternalità molto positive, vale a dire impatti positivi sul benessere della popolazione, con particolare attenzione al rendimento del capitale privato da un lato e alla creazione delle basi di uno stato di giustizia sociale dall’altro. Ciò potrà avvenire investendo in settori come l’istruzione e la salute, che da una parte contribuiscono alla giustizia sociale e dall’altra incidono positivamente sulla redditività degli investimenti privati e sulla produttività.

In quarto luogo, al fine di mantenere una dinamica continua degli investimenti, la scelta degli investimenti pubblici dovrebbe concentrarsi su progetti che garantiscano rendimenti a breve termine, così da generare altri cicli di investimento.

Infine, la scelta dei progetti e il loro dimensionamento devono andare di pari passo con il livello di sviluppo del Paese e quindi con la cosiddetta capacità di assorbimento della sua economia.

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