Africa Infografiche

Confronto dell’andamento storico del PIL pro capite tra 7 paesi africani (1800-2018)

Redazione

In Africa ci sono molte differenze che distinguono i 54 stati che la compongono. Differenze anche enormi, in parte ereditate dal passato, in parte frutto della nuova fase di globalizzazione.

Si tratta di economie per lo più molto povere ma che, al contempo, registrano grandi differenze nei livelli di reddito pro capite, una variabile che, in prima approssimazione, permette di cogliere un livello diffuso o meno di benessere.

Utilizzando la più vasta raccolta di informazioni statistiche sui paesi africani oggi disponibile predisposta dalla Banca Mondiale e un software come Trendalyzer per creare animazioni dei dati statistici, è possibile confrontare l’andamento del Prodotto interno lordo (PIL) pro capite, calcolato col metodo della Parità del potere d’acquisto (PPP) aggiustato per i livello d’inflazione. Un confronto nel lungo periodo, sulla base di stime approssimate relative al passato più lontano.

Per cogliere le differenze, soprattutto imputabili alla dinamica degli ultimi decenni, si possono prendere in considerazione 7 paesi africani.

Sudafrica, in Africa australe, non è soltanto, e di gran lunga, l’economia trainante della regione (spiega il 64% del PIL della regione), ma è la principale economia di tutto il continente, di cui rappresenta circa un quarto del Reddito nazionale lordo e un quinto del PIL: per evidenziare l’alta concentrazione territoriale dello sviluppo, bisognerebbe più correttamente dire che il solo polo industriale della piccola provincia di Gauteng (che non a caso in lingua sesotho significa “luogo d’oro”) spiega il 40% del PIL sudafricano. Dalla fine dell’apartheid, nel 1993, l’economia del paese è cresciuta abbastanza stabilmente, senza che ciò abbia risolto il problema della povertà di massa e della diffusa disoccupazione, in particolare la disoccupazione giovanile che è molto alta (più del 50%).

Zimbabwe, anche esso in Africa australe, è un caso a sé, segnato da oltre un decennio, l’ultimo, molto difficile politicamente ed economicamente. La situazione della povertà è stata certamente aggravata dall’inflazione molto alta che danneggia soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione e dalla penuria dei generi alimentari di prima necessità; la situazione sanitaria è molto grave, come indicano gli alti tassi di mortalità infantile, la diffusione dell’AIDS, il peggioramento generale delle condizioni igieniche e sanitarie che favorisce la diffusione di epidemie come malaria e colera.

Liberia, in Africa occidentale è uno dei paradisi fiscali presenti in Africa, è un’economia dominata dall’agricoltura di sussistenza (riso, banane, manioca e patate) e quella commerciale (palme da cocco, caffè, e risorse di legname), dove lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo (ematite, magnetite, ferro, bauxite, oro e diamanti) è stato affidato a imprese statunitensi.

Egitto, in Africa del Nord, è uno dei paesi più popolati del continente, con una popolazione vicino ai 100 milioni di abitanti, un’aspettativa di vita alla nascita che supera i 70 anni, a differenza di altri che in Africa non raggiungono i 50 anni. A fronte di buoni risultati in termini di riduzione della povertà, l’Egitto presenta un quadro politico preoccupante che, nell’incertezza sugli sviluppi recenti, sta attraversando una fase delicata di passaggio da regimi autoritari a regimi ibridi, con problemi drammatici in termini di effettivo esercizio delle libertà e della democrazia, come dimostra l’omicidio di Giulio Regeni, dottorando italiano dell’Università di Cambridge, commesso in Egitto tra il gennaio e il febbraio 2016.

Etiopia, in Africa orientale, è un altro paese esteso e con una popolazione vicino ai 100 milioni di abitanti, con grandi differenze territoriali: la povertà rurale è diminuita molto mentre quella in aree urbane è calata molto meno, e anzi è inizialmente aumentata e negli ultimi dieci anni si è ridotta solo parzialmente. Questo fenomeno si lega ad un peggioramento del livello della disuguaglianza di reddito.

Burundi, sempre in Africa orientale, un piccolo paese, segnato dalla guerra, che ha visto aumentare drammaticamente la percentuale di poveri assoluti a seguito della guerra. Inoltre, anche in questo paese esiste il problema della disuguaglianza territoriale: la povertà è soprattutto rurale (69%), mentre è meno diffusa nelle zone urbane (34%), e ancor più evidente è l’eterogeneità tra province.

Gabon, in Africa centrale, è un paese piccolo, con non più di 10 milioni di abitanti, la terza economia più ricca dell’Africa in termini di reddito pro capite (dopo Guinea Equatoriale e Seychelles) e unico paese a reddito medio-alto della regione. Si tratta di un’economia fortemente dipendente dall’estrazione e vendita di petrolio – “scoperto” negli anni Settanta e concentrato soprattutto negli impianti offshore – che contribuisce oggi ad oltre il 50% del PIL e all’80% dei proventi da esportazione. Le distorsioni dovute a questa dipendenza dal petrolio sono molteplici, come in molti altri paesi africani, anche se il primo dato generale, quello relativo all’andamento macroeconomico, può apparire favorevole e indurre a fuorvianti aspettative all’insegna dell’ottimismo sul sentiero di sviluppo intrapreso. La povertà, misurata attraverso l’Indice di povertà multidimensionale, introdotto dall’UNDP e dall’Università di Oxford nel 2010, che fa riferimento alle dimensioni di istruzione, salute e reddito dell’Indice di sviluppo umano e incorpora altre dimensioni come l’accesso all’acqua potabile, al combustibile per cucinare e ai servizi sanitari, ai beni familiari essenziali, e gli standard seguiti nella costruzione delle abitazioni, così da fotografare meglio la complessità della povertà rispetto alla sola misurazione del reddito, mette in risalto una serie di gravi stati di privazione nel paese.

Sette storie molto diverse per l’andamento storico del livello del PIL pro capite, rappresentato sull’asse verticale, mentre lo scorrere del tempo è rappresentato sull’asse orizzontale: con il passare del tempo (scorrendo, cioè, verso destra) in alcuni casi il livello di PIL pro capite aumenta (il punto in movimento si sposta verso l’alto) oppure diminuisce (si sposta verso il basso).

Il livello del PIL pro capite dei 7 paesi oggi è molto diverso.