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In libreria – Women in Governing Institutions in South Asia

Un volume di Nizam Ahmed*

Redazione

Nizam Ahmed è la curatrice di un volume pubblicato dalla Palgrave MacMillan che si prefigge di comare un vuoto nella letteratura scientifica in materia di ricerca comparata sul ruolo delle donne nei governi dei paesi dell’Asia meridionale. Tradizionalmente, facendo riferimento alle istituzioni parlamentari, alla pubblica amministrazione e ai governi a livello subnazionale, la vita politica in quella regione è stata considerata un esempio di scarsa qualità di governo, al contempo caratterizzata da una significativa discriminazione di genere.
Negli scorsi anni, diversi paesi nella regione hanno intrapreso un cammino comune in direzione dell’uguaglianza di genere, obiettivo ancora molto distante, ma che ha guidato la scelta di introdurre per esempio una discriminazione positiva, che avvantaggia cioè le donne perché ricoprano ruoli di responsabilità politica da cui erano state sempre escluse.
A fronte di questa convergenza nell’orientamento strategico che accomuna gran parte dei paesi della regione, permangono però grandi differenze tra i paesi, in termini sia di obiettivi specifici che di grandezza dei cambiamenti in corso e dei risultati parziali già raggiunti. Per esempio, la presenza delle donne nei parlamenti nazionali è aumentata ovunque negli anni, ma l’incremento registratosi in Nepal (dal 2,9 per cento dei seggi nel 1991 al 34,3 per cento nel 2014) non si è avuto in Bangladesh e tantomeno in Pakistan, mentre è stato pressoché insignificante in Bhutan e Sri Lanka. In questi ultimi due paesi, dove la presenza femminile è molto bassa anche in seno ai governi a livello subnazionale, si è avuto invece un incremento molto più significativo che altrove in termini di presenza femminile negli organici della pubblica amministrazione.
Quel che i contributi del volume propongono, dunque, è un’analisi della differenza tra i paesi dell’Asia meridionale, attraverso la descrizione dei cambiamenti formali e sostanziali in termini di presenza e ruolo delle donne nei tre ambiti istituzionali ricordati. Così facendo, i contributi restituiscono anche uno spaccato sulle sfide, a livello personale oltre che istituzionale, con cui le donne si confrontano nella vita pubblica.
Si tratta, a ben vedere, di una prospettiva specifica per raccontare i grandi cambiamenti delle società asiatiche, attraversate da processi profondi sul piano economico e sociale, che determinano anche trasformazioni e adattamenti sul piano politico-istituzionale e culturale.
Il volume si compone di sedici capitoli, articolati nelle tre sezioni corrispondenti ai tre ambiti istituzionali (parlamento, pubblica amministrazione e governi a livello subnazionale), cui si aggiunge un capitolo introduttivo e uno conclusivo, della stessa curatrice del volume, che prova a offrire elementi interpretativi dei cambiamenti in atto. In particolare, la curatrice evidenzia tre chiavi di accesso alle posizioni di rango della sfera pubblica: il merito, le cosiddette “quote rosa” e i legami familiari con uomini di potere. Il principio del merito è quello che viene rivendicato pubblicamente con più insistenza dalle autorità, mentre solo alcuni paesi – come Bangladesh, Nepal e Pakistan – hanno espressamente introdotto “quote rosa” in tutti e tre i livelli istituzionali. Nella pratica, tuttavia, la garanzia delle “quote rosa” ha incontrato molte resistenze, per esempio nelle istituzioni parlamentari in cui è stata prospettata l’applicazione di una norma di legge in proposito; in ogni caso, dove il sistema delle quote non esiste, come in Bhutan e Sri Lanka, la capacità delle donne di incidere nella vita politica del proprio paese appare più limitata.
Tra i molteplici fattori in gioco che concorrono a spiegare i diversi risultati in termini di protagonismo delle donne nella scena politica pubblica nei vari paesi dell’Asia meridionale, la curatrice ne segnala diversi. Tra questi, per esempio, il ruolo positivo attribuibile alla formazione di un gruppo interpartitico di donne parlamentari che, laddove costituitosi – come in Nepal e Pakistan – ha favorito un elevato attivismo politico delle donne. Al contempo, non si tratta mai di una formula magica: in certi casi, come in Sri Lanka, l’esistenza di un gruppo interpartitico di donne parlamentari non è stato garanzia di maggiore visibilità e peso politico delle donne; allo stesso modo, in Bangladesh e India l’attivismo delle donne parlamentari, sul piano per esempio degli atti legislativi depositati, non è comparabile a quello registrato in Nepal e Pakistan, malgrado la presidenza del parlamento sia femminile.
Rispetto ai temi affrontati nel volume, l’Asia meridionale è in cammino, ma resta molto difficile il compito di assicurare il cosiddetto mainstreaming di genere, ovvero la definizione di strategie integrate sul piano legislativo e attuativo in tutti i settori e a tutti i livelli, per orientare e valutare le politiche finalizzate al raggiungimento dell’uguaglianza di genere, in modo che donne e uomini possano equamente beneficiarne e che la disuguaglianza non si perpetui.

Tra i diversi paesi di origine degli autori del volume si segnalano Bangladesh, Buthan, India, Nepal, Pakistan e Sri Lanka.