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In libreria – Human Trafficking and Security in Southern Africa

Un volume di Richard Obinna Iroanya*

Redazione

Richard Obinna Iroanya è l’autore di un volume che approfondisce il nesso tra la tratta degli esseri umani e la sicurezza nazionale in Africa australe.
Si tratta di un tema molto importante nel contesto attuale delle migrazioni internazionali, che fa riferimento al crimine dell’uso di mezzi violenti, coercitivi o ingannevoli da parte di organizzazioni più o meno formalizzate e ampie a carattere transnazionale che sottopongono i migranti a condizioni di violenza e sfruttamento completo. La tratta o traffico (in inglese: trafficking) si distingue dall’attività di coloro che offrono servizi di spostamento illegale da un paese a un altro sulla base di un accordo coi migranti e senza finalità di sfruttamento (in inglese: smuggling). Si tratta di due fenomeni distinti ma che non è raro si sovrappongano, finendo da un iniziale accordo per il viaggio in una rete di sfruttamento e tratta.
La natura globale del fenomeno della tratta di esseri umani è così rilevante che l’autore analizza il fenomeno anzitutto nella sua portata mondiale, per poi concentrarsi sul fenomeno che si riscontra tra Mozambico e Sudafrica. L’analisi relativa a questi due casi di studio desta particolare interesse. Anzitutto, la stessa distinzione di comodo tra paesi di origine (in questo caso il Mozambico) e paese di destinazione dei flussi di migranti internazionali (il Sudafrica) sfuma in un mercato che è per definizione transnazionale, in cui tutti i paesi coinvolti sono al contempo, seppure con diversa intensità, paesi di origine, transito e destinazione di viaggi e traffico di migranti. Un traffico che determina una reciproca dipendenza tra i paesi coinvolti in un mercato illegale e fiorente di forza lavoro costretta a condizioni di schiavitù, “donazione” di organi utilizzati per trapianti o riti e prostituzione.
I dati in proposito sono per ora solo grossolane stime. In ogni caso sono sufficienti, al di là del loro carattere puramente indicativo, a dare una misura della gravità del problema. L’autore cita stime che parlano di almeno 600 mila persone vittime ogni anno di traffico verso il Sudafrica da paesi vicini, come Mozambico, Zimbabwe, Malawi, Swaziland e Lesotho.
Il volume è, dunque, di grande attualità, tenendo altresì presente la recente introduzione di norme di legge per il contrasto alla tratta di esseri umani sia in Sudafrica che in Mozambico; inoltre, sulla base di dati documentabili proprio grazie all’introduzione di norme specifiche, viene posto l’accento sulla necessità di offrire indicazioni di policy per contrastare la tratta e rafforzare i sistemi di sicurezza, a beneficio soprattutto delle donne e dei gruppi più vulnerabili della popolazione. Vengono evidenziati gli stretti legami del fenomeno analizzato con altre forme di criminalità transnazionale, come il traffico della droga e il contrabbando di beni e armi. La scarsa attenzione prestata nella regione dell’Africa australe alle dimensioni non tradizionali della sicurezza, non riducibili alla categoria dell’aggressione da parte di un’altra nazione, trova conferma nella scelta di non considerare esplicitamente la tratta dei migranti una sfida alla sicurezza nazionale, trascurando in particolare il tema della sicurezza umana. Ciò ha determinato un grave ritardo nella capacità degli stati di adeguarsi alle sfide transnazionali del crimine; un sistema che colpisce al contempo gli individui e le comunità degli stati nel loro complesso e che si alimenta dei fattori che lo incentivano, come povertà, corruzione, conflitti interni, leggi inefficaci, mancanza di lavoro, condizioni economiche precarie e attrazione del viaggio internazionale immaginato come possibile soluzione. Un fenomeno grave e in crescita, capace di ridefinire molto rapidamente rotte e snodi di transito. Un fenomeno, poi, di natura multiforme, non rigidamente ancorato all’idea di una singola direzione dal paese di origine a quello di destinazione, piuttosto un’arena sociale e territoriale transnazionale in cui muoversi per cogliere tutte le opportunità di arricchimento, in cui i paesi si inquadrano come un “mercato” regionale che include snodi per traffici a carattere intercontinentale (come nel caso delle adozioni internazionali o il traffico di organi). Per queste ragioni l’autore si sofferma in particolare sulla necessità di dare risposte a carattere regionale, attraverso le organizzazioni sovranazionali presenti, rafforzando al contempo le forze di polizia per reprimere tali circuiti con servizi di intelligence affidabili, ma soprattutto vedendo nel miglioramento delle condizioni di vita dei gruppi più vulnerabili la soluzione di fondo da non dimenticare.