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Il Marocco: tra transizione energetica e Covid-19

El Jaouzi Abdessamad

Il cambiamento climatico rimane una delle più grandi sfide del mondo, che sopravvivrà anche all’attuale crisi sanitaria scatenata dalla pandemia Covid-19 che ha travolto l’economia globale reale, bloccando la catena di produzione e mandando in fumo tutte le previsioni economiche.

La scommessa del Marocco: l’hub delle rinnovabili in Africa

L’economia del Marocco è stata duramente colpita dagli effetti della pandemia di Covid-19, influenzata dal collasso economico globale e in particolare da quello che ha colpito l’ Europa, suo principale partner commerciale. Le misure di contenimento della pandemia hanno avuto rapidi effetti negativi su un’economia già in forte sofferenza per via di un anno agricolo segnato dalla siccità. Nel 2020 l’economia marocchina dovrebbe subire una recessione del 5,8% secondo le previsioni annuali dell’Alto commissariato per la pianificazione (Haut Commissariat au Plan, HCP), la prima in più di due decenni, anche se la banca centrale marocchina ha rivisto recentemente le sue previsioni al 6,3%. Prevede però una crescita del 4,7% per il 2021, sottolineando che le prospettive rimangono circondate da un livello eccezionalmente alto di incertezze legate in particolare all’evoluzione della pandemia di Covid-19.

La crisi del settore energetico rimane ormai al centro del dibattito globale da decenni e la divergenza tra le politiche attuali e gli obiettivi climatici concordati rimane ampia, mentre il contesto internazionale è attraversato da forti cambiamenti con nuovi equilibri politici, economici e sociali.

Il Marocco è certamente tra i più ambiziosi paesi nordafricani, dovendo affrontare imponenti problemi di sicurezza energetica e cambiamento climatico, con una popolazione giovane e in crescita. Non avendo proprie fonti energetiche convenzionali significative, il Marocco è il maggiore importatore di energia in Nord Africa, con un tasso di dipendenza da combustibili fossili intorno al 92%. Il mix energetico è dominato dagli idrocarburi (52% nel 2019), essenzialmente destinati al trasporto, e dal carbone (33% nel 2019) destinato alla produzione di elettricità. Una condizione di svantaggio che lascia il paese esposto alle fluttuazioni dei prezzi globali. Il consumo totale di energia primaria (Total Primary Energy Consumption, TPEC) è aumentato a un tasso di circa il 5% all’anno dal 2004, spinto dall’ accelerazione dello sviluppo industriale ed economico degli ultimi 15 anni. Il conto delle importazioni di energia continuerà a gravare sulla bilancia dei pagamenti e sulla finanza pubblica (in termini di sussidi energetici, volti a mantenere i prezzi per i consumatori di energia al di sotto dei livelli imposti dal mercato): per il solo settore elettrico gli acquisti di petrolio rappresentano il 24% delle importazioni totali, pari a quasi il 50% del deficit commerciale e al 10-12% del PIL. I dati confermano il grande impatto del settore energetico sull’economia del paese. Mentre il processo di elettrificazione rurale è pressoché completato, il mercato del GPL in Marocco rimane costituito principalmente da butano commerciale confezionato in bombole da 3 kg, 6 kg e 12 kg, sovvenzionato dallo Stato attraverso la cosiddetta Cassa di compensazione; si stima in circa 34 milioni il numero di bombole in circolazione. Durante le prime misure di contenimento della pandemia la rincorsa ad accaparrarsi i beni primari ha comportato anche un acquisto spropositato di bombole, che ha a sua volta alimentato un circuito speculativo, costringendo le autorità locali e la polizia ad intervenire per assicurare il trasporto delle bombole e il controllo dei prezzi e della qualità.

Tuttavia il Marocco è diventato in poco tempo uno dei paesi più attivi nella transizione verso l’industria “verde” a livello globale, espandendo la sua capacità di produzione di energia pulita e stabilendo una nuova industria che sta aiutando ad attrarre investimenti e creare posti di lavoro. Ha costruito infatti il più grande parco solare multi-tecnologico al mondo per la produzione di energia elettrica (Noor Ouarzazate, nella regione di Drâa-Tafilalet) che dovrebbe fornire elettricità pulita a circa 2 milioni di abitanti e progetta di intercettare il 4% della domanda globale di idrogeno. Vediamo perché.

Nel 2015 il Marocco ha firmato l’Accordo di Parigi tra gli stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per la riduzione di emissione di gas serra e con il completamento del programma di elettrificazione rurale (Programme d’Electrification Rurale Généralisé, PERG), nel 2018 la quota della popolazione rurale che ha accesso all’elettricità ha raggiunto il 99,43%, rispetto a solo il 48,1% nel 1990. Determinato a invertire la bilancia dell’uso dei combustibili fossili, il Paese ha deciso di prepararsi al periodo post-petrolio utilizzando energie rinnovabili e, in particolare, l’energia solare, sfruttando l’alto tasso di irraggiamento – definito come la quantità di energia solare incidente su un’unità di superficie in un determinato intervallo di tempo – sul proprio territorio. Con i relativi progetti di diversificazione economica, nel medio termine il governo ha sviluppato una strategia energetica nazionale impegnativa elevando la quota di energie pulite nel mix elettrico al 42% entro il 2020, con programmi integrati finalizzati all’installazione di 6.000 MegaWatt (MW) di fonti rinnovabili: 2.000 MW per l’eolico, 2.000 MW per il solare e 2.000 MW per l’idroelettrico. Una quota che dovrebbe salire al 52% entro il 2030, e che prevede risparmi energetici del 5% entro il 2021 e del 25% entro il 2030, attraverso l’attuazione di un nuovo piano di efficienza energetica in tutta l’economia. Industria, trasporti e edifici sono i settori target, dove risulta ancora molto bassa la performance. Per raggiungere questo obiettivo il governo ha indicato che accelererà la ricerca scientifica nel settore energetico, che svilupperà partenariati internazionali strategici e che sosterrà l’industrializzazione della sua produzione rinnovabile. Sul fronte delle emissioni si prevede una riduzione del 17% entro il 2030, che secondo il governo potrebbe salire al 42% se gli aiuti internazionali promessi verranno erogati. Attualmente, però, il tasso di energia rinnovabile rispetto alla potenza elettrica installata è fermo al 34%. Un ritardo che ha spinto Re Mohammed VI, durante la sessione di lavoro dedicata alle energie rinnovabili del 22 ottobre scorso, a richiamare il governo sull’urgenza di completare questo vasto programma nei tempi previsti. Anche perché negli ultimi dieci anni il Marocco ha investito quasi 6 miliardi di dollari in energie rinnovabili, un impegno destinato a rinnovarsi per il prossimo decennio. Sul fronte delle capacità e delle risorse umane il governo ha integrato la formazione nel quadro del piano di accelerazione industriale 2014-2020, fornita da strutture specializzate, gli Istituti per la formazione professionale e l’efficienza energetica (Institut de Formation aux Métiers des Energies Renouvelables et de l’Efficacité Énergétique, IFMEREE).

Affrontare però la sfida delle energie rinnovabili richiede prima di tutto un quadro legislativo e regolamentare adeguato e favorevole. Così il Marocco ha investito molto nella realizzazione di un vasto programma di riforme.

Il quadro istituzionale è stato rafforzato con la creazione di nuove istituzioni, come l’Agenzia marocchina per l’energia sostenibile (Moroccan Agency for Sustainable Energy, MASEN), quella per l’efficienza energetica (Agence Marocaine pour l’Efficacité Energétique, AMEE), l’Istituto di ricerca per l’energia solare e le fonti energetiche rinnovabili (Institut de Recherche en Energie Solaire et Energies Nouvelles – IRESEN), la Società di ingegneria energetica (Société d’ingénierie énergétique, SIE), l’Autorità nazionale per la regolazione dell’energia elettrica (Autorité Nationale de Régulation de l’Electricité, ANRE)  e il Fondo per lo sviluppo energetico (Fonds de développement énergétique), mentre il quadro legislativo nazionale è stato modernizzato e integrato, ridistribuendo i ruoli dei diversi attori del settore. Si basa ora su due leggi quadro, la 13-2009 modificata e integrata dalla legge 58-2015 sull’energia rinnovabile e dalla legge 47-2009  sull’efficienza energetica.

Riforme che hanno attirato importanti stakeholder privati e pubblici internazionali. L’Unione europea, primo partner commerciale del Marocco (che è stato il primo paese ad ottenere “lo status avanzato” dalla UE nel 2008, lo sostiene con investimenti mirati in infrastrutture energetiche e promuovendo la riforma della normativa che regola il  mercato energetico interno. Il più grande parco solare a concentrazione del mondo, con una superficie di 3.000 ettari, è situato a Ouarzazate ed è finanziato anche dall’UE; pochi giorni fa la società postale marocchina (Barid Al-Maghrib, in arabo) e l’agenzia per l’energia MASEN hanno dedicato all’impianto un francobollo speciale in occasione della Giornata mondiale dell’energia. Il sito ospita 4 centrali solari tra cui la centrale Noor Ouarzazate III, la cui torre alta 243 metri è la più alta in funzione del continente.

Nei prossimi anni il Marocco mira ad attrarre ingenti investimenti nel settore energetico: ad esempio il suo obiettivo per le energie rinnovabili per il 2030 è stimato a 30 miliardi dollari. Il modello di business consiste sostanzialmente in un partenariato pubblico–privato e accordi finanziari che uniscono pubblico sia nazionale che estero e fondi privati. Gli investimenti nella costruzione di centrali elettriche coinvolgono sempre una delle agenzie energetiche governative (di solito l’Ente nazionale responsabile della rete elettrica e idrica, Office National de l’Électricité et de l’Eau potable, ONEE, oppure il MASEN), tuttavia possono essere interamente pubblici (di solito tramite l’ONEE) oppure completamente privati.

Il potenziale energetico

Il Paese nordafricano conta su un potenziale idroelettrico stimato in 3,8 GigaWatt (GW), un potenziale di sfruttamento eolico di 25 GW e un enorme potenziale solare equivalente a 20 GW. Per questo il governo ha annunciato 13 GW di rinnovabili installate entro il 2030. Con la sua posizione geo-strategica tra Europa e Africa il Marocco è interconnesso con la Spagna attraverso due cavi sottomarini ed un terzo in fase di studio e con il Portogallo, a est condivide la connessione con l’Algeria, mentre sono in fase di studio altri progetti con i paesi subsahariani attraverso la Mauritania.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Africa Regional Integration Index del 2019, pubblicato nel 2020 dall’Unione africana, la Banca africana di sviluppo e la Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite, il Marocco è salito in classifica collocandosi al 1° posto nell’Unione del Maghreb arabo. Oltre ai piani solare, eolico e idroelettrico da 6.000 MW, ha previsto programmi per generare bioenergia utilizzando i rifiuti domestici e soprattutto quelli provenienti dal settore agricolo. Nonostante vi siano delle piccole realtà imprenditoriali che operano in questo campo non ci sono invece strategie nazionali attualmente in atto per sfruttare questo potenziale.

La graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili rappresenta un ulteriore passo in avanti nella direzione di un consumo più efficiente e per la riduzione delle emissioni. Il Marocco ha eliminato tutti i sussidi, escludendo il solo GPL, molto utilizzato dalla popolazione come principale fonte domestica. L’introduzione del gas naturale nel mix energetico marocchino è infatti uno degli obiettivi strategici e, oltre ad aver avviato una maggiore esplorazione del proprio territorio, nel 2017 ha firmato con la Nigeria un ampio accordo per la realizzazione del progetto di gasdotto che dovrebbe collegare i due paesi.

Idrogeno, il petrolio verde marocchino

Produrre idrogeno con le fonti rinnovabili in modo efficiente e poco costoso è una delle frontiere ancora poco battute nella transizione energetica e la decarbonizzazione. Come altri paesi, il Marocco ha preso in considerazione questa strategia e, sotto la guida del Ministero dell’energia, delle miniere e per lo sviluppo sostenibile  (Ministère de l’Energie, des Mines et du Développement Durable, MEMDD), è stata programmata una tabella di marcia per sviluppare le tecnologie per l’accumulo dell’energia rinnovabile in eccesso nei periodi di sovrabbondanza, la cosiddetta “Power-to-X“, in particolare per la produzione di idrogeno da fonti pulite. La riduzione dei costi delle energie rinnovabili e l’abbondanza di siti marocchini che combinano forte irraggiamento solare e alte velocità del vento aprono nuove opportunità: secondo i dati del Ministero dell’energia il Marocco potrebbe acquisire una quota significativa della domanda di “Power-to-X“, stimata tra il 2% e il 4% della domanda globale nel 2030. Questo offrirebbe al paese la possibilità di soddisfare le esigenze della sua industria locale a lungo termine, in particolare nei settori che sono difficili da “elettrificare”, come l’industria pesante dell’acciaio, dei prodotti petrolchimici e chimici, del trasporto pesante (camion), di quello marittimo e aeronautico.

La commissione tecnica che lavora a questo progetto è composta da soggetti pubblici e privati, incluso l’IRESEN che sta creando una nuova piattaforma di ricerca marocchina su Power-to-X. Il governo prende seriamente questa sfida e vuole diventarne pioniere in Africa, siglando un accordo con Berlino per la produzione. La città di Marrakech ospiterà infatti il Vertice mondiale Power-to-X 2020, in programma dall’1 al 3 dicembre: un hub per i responsabili politici, i leader del settore, gli esperti di ricerca e gli innovatori globali, promosso dall’IRESEN.

Cambiamenti climatici: effetti sul Marocco

Per via della sua posizione geografica il Marocco è un paese fortemente influenzato dai cambiamenti climatici (desertificazione, tempeste costiere ed erosione, inondazioni e riduzione delle risorse idriche) e la sua vulnerabilità aumenterà in futuro. Gli effetti combinati del più recente binomio lockdown-siccità sono ampiamente testimoniati dalla contrazione della produzione dei cereali, in calo del 57% rispetto a un’annata media prevista nel Piano Verde, mentre il quadro macroeconomico è effettivamente deteriorato rispetto all’anno precedente.

Il settore agricolo quest’anno dovrebbe diminuire del 5,3%. Secondo le stime del Ministro dell’economia, ogni giorno di lockdown si rischia di perdere 10 mila posti di lavoro e si prevede la crescita del tasso di disoccupazione a livelli record del 13%, contro il 9,2% registrato l’anno scorso. Dei cambiamenti climatici si era parlato molto nel 2016 quando la crescita economica del paese era scesa all’1,5% a causa dalla grave siccità del 2015.

Per contrastare il fenomeno, il governo aveva adottato una serie di politiche ecologiche per preservare le sue risorse naturali e rafforzare la resilienza dell’agricoltura che rappresenta una fetta importante del PIL, il 14%, e che impiega il 40% della forza lavoro. Tra il 2005 e il 2010 il 64% delle sue spese legate al clima sono state dedicate alla mitigazione e all’adattamento. Una strategia obbligata per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, a causa del previsto calo della produttività delle colture e della disponibilità di acqua per l’irrigazione.

Si stima che nel XXI secolo la produzione agricola potrebbe diminuire dal 15% al 40%, con il rischio di un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, di un aggravamento della disuguaglianza sociale e di una destabilizzazione dell’equilibrio socioeconomico nel paese, mentre secondo le proiezioni climatiche future vi è una ragionevole aspettativa di aumento delle temperature in Marocco da 1,1 a 1,6°C entro il 2030, da 2,3 a 2,9°C nel 2050 e da 3,2 a 4,1°C nel 2080, di una diminuzione delle precipitazioni del 14% nel 2030, dal 13% al 30% nel 2050 e dal 21% al 36% nel 2080.

Anche per questo il settore agricolo è seriamente minacciato e la stessa produzione dipende fortemente dall’energia per l’irrigazione delle colture, l’alimentazione dei macchinari e la produzione di fertilizzanti. In generale l’agricoltura rappresenta il 7% dei consumi energetici nazionali e il governo punta ad una riduzione di circa il 5,4% del bilancio nazionale complessivo entro il 2030; ha inoltre lanciato il programma che mira a promuovere e sviluppare sistemi fotovoltaici di pompaggio solare per l’irrigazione.

Conclusioni

Grazie alla sua stabilità politica, quasi un’eccezione nella regione, il Marocco ha molte opportunità di superare il problema della dipendenza energetica da fonti fossili. La sfida ora è aggiornare il sistema per guidare le attività economiche, specialmente nelle aree rurali remote, e migliorare la qualità della vita e l’accessibilità economica.

Per garantire il successo dei suoi ambiziosi programmi dovrà far fronte alle esigenze del suo sviluppo economico nei prossimi venticinque anni per soddisfare i crescenti bisogni della sua popolazione, in un contesto di globalizzazione e competitività stravolto dalla pandemia di Covid-19. Sfide che evidentemente non possono essere superate se non dentro la cornice della cooperazione regionale ed internazionale.

Il successo dipenderà in gran parte dalle scelte fatte in termini di energia. Da questo punto di vista, le aspirazioni del Marocco sono sostenute da risultati incoraggianti, come documenta l’Agenzia statistica e analitica del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti d’America (Energy Information Administration, EIA), e dall’approccio che gli ha permesso di dimostrare capacità di resilienza nel superare gli shock energetici che si susseguono da decenni. Sotto questo punto di vista il Paese risulta interessante per molti Stati che lottano per combattere la povertà e la precarietà energetica, specialmente in Africa, e rappresenta in qualche modo una testimonianza di una possibile transizione verso l’energia pulita. È chiaro che gli impatti del Covid-19 e del cambiamento climatico impongono un nuovo modello di sviluppo e la ridefinizione dei piani settoriali.

La ripresa economica del Paese deve ovviamente privilegiare il riavvio dell’apparato produttivo, il recupero e mantenimento del tessuto lavorativo e il sostegno alle imprese in difficoltà. Nonostante questi sconvolgimenti, l’attuale contesto costituisce un’opportunità per garantire una ripresa economica sostenibile e gli asset strategici fondamentali del Marocco, cristallizzati nel suo potenziale solare ed eolico, sono in grado di generare benefici socioeconomici e ambientali molto significativi. Non è un caso, perciò, che nella recente lettera inviata dal Capo del Governo ai vari Ministri in preparazione della legge finanziaria 2021, particolare attenzione sia stata riservata alla razionalizzazione ottimale delle spese di esercizio, garantendo al contempo l’utilizzo di energie rinnovabili e di tecnologie per l’efficienza energetica.

Foto Credits: Pollution – Casablanca: MarocStoun Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0) attraverso Flickr
Tinghir II, Morocco, 20130911: Gilbert Sopakuwa Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0) attraverso Flickr