Camerun Opinioni

Sintesi del profilo migratorio del Camerun alla vigilia dell’adozione del Patto globale sulle migrazioni

Kamdem Pierre

Dal suo avvio – con la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottata a New York il 19 settembre 2016 – il Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, la cui finalizzazione è prevista all’inizio del secondo semestre 2018, ha conosciuto fasi di consultazione nazionali, subregionali e continentali. La Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa (UNECA) ha proposto una suddivisione in cinque subregioni, vale a dire l’Africa settentrionale, l’Africa meridionale, l’Africa orientale, l’Africa occidentale e l’Africa centrale. Assieme a Congo, Gabon, Guinea equatoriale, Repubblica Centrafricana, Ciad e Sao Tomé e Principe, il Camerun è uno dei sette paesi che compongono il sistema migratorio della subregione dell’Africa centrale, che evidenzia due modalità operative specifiche.

La prima modalità è determinata principalmente dalla collocazione continentale, la seconda da quella costiera. In questo contesto, il Camerun presenta una serie di peculiarità. È l’unico paese che condivide un confine terrestre con tutti gli stati della subregione (eccetto Sao Tomé e Principe) ed è quindi attraversato da tutti i flussi migratori che la interessano. Inoltre, un’altra caratteristica è demografica: in Camerun vive oltre il 45 per cento della popolazione della subregione, per cui il suo peso sull’intero sistema migratorio subregionale è considerevole.

Realizzazione : Pierre Kamdem, 2018.
Dati : United Nations (2017) Trends in International Migrant Stock: The 2017 revision (United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017

Considerate le sue caratteristiche di paese di partenza, transito e accoglienza di flussi migratori, il Camerun rappresenta un caso piuttosto interessante per verificare le teorie e i modelli proposti nelle analisi sulla migrazione internazionale, ma anche e soprattutto per cercare di dare una risposta alle preoccupazioni espresse dal Gruppo di alto livello sulla migrazione per quanto riguarda l’Africa, sia in relazione alla sua capacità di raggiungere gli obiettivi e i valori globali, sia in termini di mobilitazione delle migrazioni per lo sviluppo, nel contesto della necessaria cooperazione internazionale.

Crescita continua delle migrazioni in partenza dall’Africa

Situato al crocevia di tutti i paesi della subregione dell’Africa centrale, il Camerun è connesso alla subregione occidentale del continente tramite il suo lungo confine con la Nigeria, il più grande paese dell’Africa occidentale, che ha un notevole impatto sulle questioni migratorie dell’intera subregione. Questa centralità a livello subregionale rafforza i fattori derivanti da una lunga pratica migratoria, caratterizzata da un passato coloniale abbastanza atipico, che in generale ha avuto un forte impatto sul profilo migratorio del paese e, più in particolare, sui fattori all’origine delle partenze.
Con uno stock di migranti stimato nel 2015 intorno al 2,7 per cento della popolazione totale, la subregione dell’Africa centrale si è dovuta confrontare con il contemporaneo fenomeno della migrazione internazionale a seguito dello scioglimento dell’Africa equatoriale francese (AEF) con la legge quadro del 1956 voluta da Gaston Defferre, allora ministro della Francia d’oltremare del governo di Guy Mollet. La vasta area dell’AEF, costituita nel 1910, si frammentò improvvisamente generando quattro territori disuguali ed autonomi, che in seguito conquistarono la loro rispettiva indipendenza, sinonimo di una sovranità segnata da nuove frontiere erette sulla base di considerazioni economiche e strategiche. Attraverso una separazione specifica (geostrategica), questa frammentazione ha portato gradualmente alla creazione dei due sottosistemi migratori.
La specificità migratoria del Camerun poggia sul fatto che esso rappresenta una connessione tra i due sottosistemi della subregione. Le sue caratteristiche principali derivano dalla favorevole posizione geografica di interfaccia e dall’altro fattore fondamentale già accennato, il suo peso demografico nella subregione, di cui ospita oltre il 45 per cento della popolazione. Di grande importanza sono anche la combinazione delle caratteristiche dei due sottosistemi (influenza della collocazione continentale nella sua parte settentrionale e di quella costiera nella sua parte meridionale), e la relativa stabilità politica dall’indipendenza del 1960 in poi.
Queste caratteristiche generali mettono in evidenza alcune specificità:

– Elevata dispersione migratoria: presenza di camerunesi nei cinque continenti, con una forte concentrazione in Europa, dove sono presenti in tutti i paesi del continente.
– Forte radicamento della migrazione verso destinazioni extra-africane: costituzione di movimenti della diaspora nelle principali aree di accoglienza, movimenti associativi ecc.
– Migrazioni e cooperazioni multiformi: intensa dinamica del processo di Cooperazione decentralizzata

Motivazioni alla base delle partenze migratorie in Camerun

Mentre l’assetto territoriale coloniale era fondato su un principio di comando diretto e legittimo da parte della potenza colonizzatrice sul mondo francofono in Africa, il Camerun era tra i paesi che godevano di uno status speciale (tutela della Società delle nazioni secondo il Trattato di Versailles), e una delle conseguenze fu lo sviluppo di un sistema migratorio finalizzato principalmente alla formazione e allo studio. Dopo l’indipendenza nel 1960, il paese ha beneficiato degli effetti della crescita mondiale stimolata dal “miracolo economico” del dopoguerra nel cui ambito si è prodotta una trasformazione interna nel quadro dei vincoli della guerra fredda ed ha preso avvio la diaspora migratoria del Camerun, attraversato da movimenti di protesta.
Questa trasformazione interna ha riguardato, prima di tutto, l’ambito sociale ed educativo, nel contesto di isolamento politico che ha fatto seguito al sistema coloniale e che ha provocato la progressiva internalizzazione dell’intero percorso educativo (creazione dell’Università di Yaoundé nel 1962 e di molte scuole di formazione professionale), con evidenti ripercussioni in termini migratori: la chiusura dei confini (codice di nazionalità restrittivo del 1968) e il rafforzamento del controllo dei movimenti delle persone (doppio visto – in uscita e in entrata – richiesto ai camerunesi per qualsiasi attraversamento del confine).
Nella stessa direzione si collocano gli sforzi per migliorare le condizioni igienico-sanitarie e alimentari, che hanno contribuito ai cambiamenti demografici e all’esodo di massa dalle zone rurali, precursore delle dinamiche delle migrazioni internazionali già timidamente avviate. Tale dinamismo si è accelerato nei primi anni ’90, grazie al contesto internazionale di disgelo seguito alla caduta del muro di Berlino. La migrazione internazionale entra in una nuova fase in Camerun, così come nella subregione in generale, una fase di espansione continua che dura sino ad oggi. Nel corso degli anni il paese si è poi affermato come vera e propria terra di accoglienza di migranti nell’ambito della subregione (Tavola 1).

Tav.2: Evoluzione degli stock di migranti nella subregione dell’Africa occidentale dal 1990 al 2017

Fonte : United Nations (2017) Trends in International Migrant Stock:
The 2017 revision (United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017)

L’accoglienza dei migranti dalla fine degli anni ’90

L’accoglienza è rivolta principalmente alle popolazioni africane, con forte presenza di cittadini della subregione centrale, provenienti da paesi travolti da crisi di vario genere (Repubblica centroafricana e Ciad), ma anche dall’Africa occidentale, come nigeriani, maliani e senegalesi. La dinamica migratoria in ingresso si registra anche nella tendenza opposta, le uscite dal paese, in questa fase di decollo dell’emigrazione camerunese (Tavola 2).

Tav.3: Emigrazione ed immigrazione in Camerun dal 1990 al 2017

Fonte : United Nations (2017) Trends in International Migrant Stock:
The 2017 revision (United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017)

Il continuo flusso in uscita dal paese entra in una fase di intenso dinamismo, peraltro poco leggibile in base ai dati disponibili, che non forniscono indicazioni su altri fenomeni, come le naturalizzazioni nel paese di destinazione (Kamdem, 2015) o i cambiamenti di status in relazione alla spinosa questione dell’irregolarità in arrivo o di soggiorno (Kamdem, 2007, De Haas, 207, 2010).

Sviluppo di un contromodello di migrazione subsahariana

Il Camerun si caratterizza come un contromodello del sistema migratorio africano, vista la progressiva preferenza dei suoi cittadini a stabilirsi al di fuori del continente. Mentre nel 1990 solo il 43 per cento dei migranti dal Camerun risiedeva nelle regioni più sviluppate, il loro numero è andato costantemente aumentando fino a superare il 63 per cento, pari quasi a due emigranti camerunesi su tre.

Tav.4: Camerunesi nel mondo per tipo di regione secondo il livello di sviluppo dal 1990 al 2017

Fonte : United Nations (2017) Trends in International Migrant Stock:
The 2017 revision (United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017)

I paesi dell’OCSE rappresentano perciò le loro destinazioni principali con, in ordine di importanza: Francia, Stati Uniti, Germania, Italia, Regno Unito, Canada, Belgio, Svizzera e Spagna. Qui permane l’influenza della migrazione camerunese delle origini, legata alla ricerca di formazione e istruzione adeguate; dato confermato anche da alcuni fattori relativi al livello di reddito, poiché i migranti camerunesi mostrano una maggiore propensione a spostarsi verso paesi con redditi molto elevati rispetto ai loro coetanei della subregione centroafricana.

Tav.5: Camerunesi nel mondo per tipo di paese secondo il livello di sviluppo dal 1990 al 2017

Fonte : United Nations (2017) Trends in International Migrant Stock:
The 2017 revision (United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017)

Il radicamento subregionale nelle destinazioni africane

Per i migranti camerunesi rimasti nel continente (circa il 37 per cento), la scelta è da sempre orientata verso una meta in prossimità della comunità originaria: si dirigono principalmente verso un paese della subregione, sebbene questa preferenza sia andata leggermente diminuendo negli ultimi anni, passando da poco più di quattro camerunesi su cinque nel 1990, a soltanto due su tre nel 2017.

Tav.6: Presenza camerunese in Africa per subregione tra il 1990 e il 2017

Fonte : United Nations (2017) Trends in International Migrant Stock:
The 2017 revision (United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017)

Questo declino, legato al progressivo rafforzamento della presenza camerunese in Africa occidentale, trova conferma negli ultimi anni nella crescente concentrazione in Nigeria e nel graduale aumento della presenza in Mali. Resta il fatto che questa popolazione predilige ancora fortemente la vicinanza agli ambienti e alle comunità con cui esistono legami da lungo tempo. Di conseguenza, tre paesi ospitano l’intera comunità camerunese nella subregione: Gabon, Ciad e Congo. Questa distribuzione della popolazione camerunese evidenzia la separazione territoriale che divide i due sottosistemi migratori della subregione, caratterizzati rispettivamente dalla collocazione continentale (Ciad e Repubblica centrafricana) e da quella costiera (Gabon, Congo, Guinea Equatoriale).

Tav.7: Presenza camerunese nei paesi della subregione dell’Africa centrale tra il 1990 e il 2017

Fonte : United Nations (2017) Trends in International Migrant Stock:
The 2017 revision (United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017)

I molteplici squilibri evidenziati dal sistema migratorio camerunese sollevano diversi interrogativi sulla natura profonda dei fattori che influenzano la migrazione di queste popolazioni e, di conseguenza, la struttura complessiva del fenomeno migratorio in Africa centrale. Consentono inoltre di interrogarsi sui fattori e sui processi di attrazione e di accoglienza operanti in questo paese – che si presenta tra l’altro come una porta d’ingresso nella subregione – su cui è opportuno riflettere anche alla luce delle multiformi ripercussioni socio-territoriali che comportano.